I camionisti hanno diritto a far pipì. Ma neppure due ministri sembrano capaci di garantirlo

Due ministri bocciati in un colpo perché incapaci di  risolvere un identico problema. I ministri in questione sono la responsabile del dicastero  dei Trasporti De Micheli e quello della Salute Roberto Speranza, mentre il problema è quello dell’accesso ai servizi igienici lungo le strade statali e provinciali da garantire a migliaia di camionisti in viaggio ogni giorno il diritto a  una vita il più normale possibile anche in tempi di emergenza da Coronavirus. A infliggere la bocciatura sono invece i responsabili di  Conftrasporto per nulla soddisfatti dell’ordinanza emanata per dare una risposta alle esigenze di ristoro agli autotrasportatori e firmata f dai due ministri, ritenuta del tutto insufficiente. Con tanto di motivazione: “non risolve infatti il problema dell’accesso ai servizi igienici lungo le strade statali e provinciali. Se da un lato il provvedimento consente l’apertura dei punti di ristoro anche nei porti e negli interporti, come avevamo chiesto, dall’altro non scioglie il nodo del disagio degli autotrasportatori che si trovano a viaggiare lungo le strade secondarie”, spiega  il vicepresidente di Conftrasporto-Confcommercio Paolo Uggè. “L’urgenza di dare una prima risposta era emersa nel corso dell’audizione che la Fai/Conftrasporto aveva richiesto, e ottenuto, dalla presidente della Commissione Trasporti della Camera, l’onorevole Raffaella Paita, che ringraziamo per l’interessamento. Il problema che ponevamo però, in buona sostanza, rimane. Per dare un’idea, se un  camion percorre la Bari-Matera, la Pontina, la Pedemontana Veneta o la Lecco-Bormio dove non si trovano i luoghi indicati dalla circolare e l’autista ha un bisogno fisiologico, cosa fa? Continua a farla in mezzo alla strada? La nostra richiesta tendeva a una soluzione concreta per rendere più civile e dignitosa la condizione di uomini e donne che si muovono per lavoro, a tutte le ore del giorno e della notte, lungo strade del nostro Paese”, conclude il vicepresidente di Conftrasporto.”La Francia l’ha fatto, mentre da noi, per lavarsi le mani o espletare un bisogno gli autisti e le autiste sono costretti a entrare in autostrada o a mettersi in coda all’ingresso dei porti degli interporti. Chiedevamo solo di alleviare un disagio palpabile, ma penso che questo concetto fondamentale faccia fatica a passare”. Un problema con una soluzione apparentemente facile. Ma ance appare difficile a qualcuno che forse avrebbe magari bisogno di qualche “ripetizione”. Chissà, magari offrendosi come volontari per una lezione pratica, trascorrendo una giornata in viaggio su un un camion accanto a un conducente, i due ministri potrebbero imparare molto più che non da lettere o audizioni?