Verrebbe proprio da affermare: mio Dio, mio Dio perché ci hai abbandonato in queste mani? Nessuno intende assolutamente essere blasfemo, ma la domanda sorge spontanea dopo aver letto il “teorema” di un esperto secondo il quale il Coronavirus potrebbe essersi spostato rapidamente su tir, affermando che “sarebbe interessante verificare la frequenza dei contagi in questa categoria”. Difficile credere che l’autore dello studio avesse intenzione, con le sue affermazioni, di colpevolizzare un’attività, quella del trasporto, ma di certo ci è riuscito. Spingendo qualcuno a credere davvero che il virus possa essersi “moltiplicato” per colpa dei “tir”. Teoria abbastanza bislacca se ci si sofferma su una affermazione che gli studiosi stessi fanno: “il virus avviene per contatto diretto”. Pensare che un insieme di materiale ferroso e plastica possa veicolare il virus è forse molto fantasioso. Lo studioso in realtà voleva affermare che è stata “la componente umana”, i conducenti degli automezzi a svilupparlo e diffonderlo? Ipotesi a sua volta facilmente “demolibile” da una considerazione forse sfuggita allo “studio”: gli autisti o restano in cabina o, se scendono, sono costretti a tenere un metro di distanza e a indossare guanti e mascherine. Precauzioni che hanno iniziato ad adottare ben prima di milioni d’italiani che per settimane hanno invece continuato a camminare sui marciapiedi, avvicinandosi spessissimo a ben meno di un metro, e che, se le statistiche e le percentuali non sono materia interpretabile, avrebbero dovuto diffondere il contagio mille, diecimila, centomila volte tanto. Non è forse vero che Milano, dove i “tir” che entrano sono pochissimi, risulta essere fra le città più colpite d’Italia? Un dato facilmente verificabile, così come quelli in possesso di Conftrasporto Confcommercio, frutto di verifiche fatte in diverse province dai responsabili delle federazioni locali fra gli associati, dai quali emerge chiaramente che la percentuale di contagiati nella categoria risulterebbe inferiore a quella esistente nel Paese. Un risultato incoraggiante, a differenza di molte altre analisi di esperti. Studiosi, commentatori, analisti di cui gli italiani ne hanno tutti un po’ piene le scatole, anche perché le previsioni sono affidabili come quelle del tempo. Oltre a essere una diversa dall’altra: probabilmente se si riuscisse ad ascoltare dieci esperti uno alla volta troveremmo venti ipotesi risolutive. Cosa pensare dunque della teoria che, pur senza volerlo, sta rischiando di trasformare migliaia di “eroi” (i camionisti che garantiscono le forniture nei negozi, negli ospedali e nelle farmacie…..) in untori ? Forse che è ridicola e appartiene alla peggiore informazione? In questi giorni uno “spot” trasmesso in tv sta invitando a distinguere le notizie vere dalle “fake news”, come vengono definite le “bufale”: questo teorema non rischia di entrare di diritto in questa seconda categoria? E un intervento di qualche autorità non sarebbe “dovuto” prima che possa avere un effetto dannoso, provocando una fase di rigetto negli operatori che si sacrificano per consentire all’Italia di non fermarsi? Molti autotrasportatori di fronte alle difficoltà quotidiane, a committenti che rifiutano agli autisti di poter utilizzare i servizi igienici e ad altri che annunciano che non pagheranno i servizi di trasporto, già pensavano di fermare l’attività. Nessuno sentiva certo la mancanza di qualche esperto che attribuisse alla categoria il titolo di “diffusori del virus” incrementando così in molti la voglia di spegnere i motori. Complimenti: una trovata del genere è riuscita in un colpo solo a fare un bel danno. Ps: Particolarmente interessante è anche un’altra teoria, secondo cui la Lombardia, disponendo di una rete stradale a raggera avrebbe maggiori possibilità di contagio, mentre dalla Liguria alla Toscana il virus avrebbe seguito il percorso La Spezia, Lucca, Firenze e Siena, con una fermata a Massa Carrara. La verità non sarà che laddove esistono più attività e risiedono un maggior numero di persone l’epidemia si espande di più? Troppo semplice per dedicarci uno studio?
Paolo Uggé, vicepresidente di Conftrasporto e Confcommercio