Consentire ai camionisti di stare in cabina? Un’opportunità che qualcuno non ha capito

Una semplice proposta (peraltro assolutamente condivisibile e condivisa  infatti  da molti ndr) , per creare la possibilità per i conducenti di camion di decidere di restare nella cabina del mezzo una volta raggiunto il luogo di scarico delle merci, per offrire una tutela in più ai camionisti contro il rischio di contagio da Coronavirus (oltre che  di altre persone).  Nessun obbligo o tantomeno  segregazione: un’opportunità in più offerta a conducenti e committenti. Peccato che nonostante l’assoluta chiarezza della cosa qualcuno abbia preso spunto dalla proposta lanciata da presidente di Conftrasporto e Confcommercio, Paolo Uggè, per scatenarsi in commenti a volte demenziali, in alcuni casi tanto offensivi quanto chiaramente strumentali. Commenti ai quali Paolo Uggé ha comunque deciso di rispondere con l’intervento che pubblichiamo. “La scorsa settimana avevo ricevuto diverse segnalazioni e lamentele che chiedevano come mai nessun sindacato intervenisse a tutelare i diritti degli autotrasportatori che da diversi committenti venivano costretti a non scendere dal posto di guida, se non dotati di guanti o maschere protettive, pena la non accettazione del carico. Ho preso una posizione che è stata forse male spiegata? Forse non giustamente compresa? Da quanto ho potuto leggere ritengo che sia necessario un chiarimento. Coloro che volevano impedire ai conducenti di scendere dall’automezzo, obbligandoli a tornare da dove venuti erano dunque di alcuni committenti, non certo io. E la proposta non ha mai voluto, né lo avrebbe potuto, significare che in presenza di esigenze personali, senza eccezioni non si sarebbe potuti scendere dall’automezzo. Sembrava un concetto chiaro, implicito e chiaramente a tutela dei conducenti. Forse non è stato compreso bene. Credo di conoscere sufficientemente come si svolgono le attivita’ di trasporto, anche se sono sempre disposto a riceve insegnamenti da chi ne sa più di me; come altrettanto penso di possedere quel grado di educazione che mi induce ad accettare sempre, cercando di comprendere, le ragioni di coloro che non condividono il mio pensiero e rappresentano le loro motivazioni in modo razionale, equilibrato, evitando di ricorrere a certe espressioni. Non mi scandalizza e ben comprendo “tutte ” le ragioni di chi mi invita ad “andare a casa”. Se gli associati della Fai lo vorranno così sarà. Sono loro i proprietari della federazione. Tornando all’argomento che sembra aver suscitato tanto scalpore, soprattutto da alcuni di quelli che, non essendo alla guida del proprio automezzo in quanto, penso in pausa, hanno potuto sentire le mie affermazioni direttamente dal tg.com, voglio ribadire il concetto espresso. La provocazione non era certo tendente a rendere prigioniero l’autista (solo un demente lo potrebbe pensare ed io ancora non credo di esserlo) ma solo creare la possibilità per il conducente, senza dover correre il rischio di eventuali ritorsioni essendo tutelati da una indicazione ufficiale, di poter decidere di restare, nella cabina. Forse non è noto ma esiste anche una norma sulla assistenza alle operazioni di carico e scarico da parte del conducente. Conosco anche le responsabilità relative al carico, soprattutto per alcune tipologie, e su chi gravano. Per questo una disposizione chiara, pur se temporanea, era solo una tutela di quel conducente che avesse voluto utilizzarla. Nessun obbligo o segregazione, dunque, ma tutela chiara per chi voleva utilizzarla. Spero di aver chiarito. Nessun obbligo ma possibilità a tutela dei conducenti. Ringrazio coloro che hanno compreso invece l’idea della evidente provocazione e del vero senso della proposta. Spero che tutti coloro che in futuro avessero delle perplessità sulle mie affermazioni, in modo particolare a chi non le condivide, di chiedere chiarimenti magari utilizzando temi più urbani. A quelli che lo riterranno, come ho sempre cercato di fare, darò i chiarimenti richiestimi. Liberi sempre di restare in disaccordo. L’importante del dissenso è conoscere il perché dopo aver compreso il reale senso di della proposta”

Paolo Uggé