Qualcuno sosterrà che si poteva anche fare a meno di attendere il rapporto redatto dall’Unione europea sull’Italia nell’ambito del ciclo delle politiche di bilancio del semestre europeo per avere la conferma della situazione di stallo nella quale si trova il nostro Paese in rapporto alle raccomandazioni specifiche fatte a luglio 2018 per ciascun Paese. Una situazione fin troppo evidente per chiunque, ma che il rapporto ora ha “certificato” come comprovano in modo chiaro alcuni passaggi del documento, in particolare la dove si afferma che “nel settore trasporti l’Italia non ha conseguito gli obiettivi della sua strategia di investimento nelle infrastrutture”, con il Governo del Belpaese che intende riorientare gli investimenti verso progetti più piccoli mentre sarebbero necessari investimenti per migliorare la qualità delle infrastrutture di trasporto per avvicinarla alla media UE. Affermazioni precise quanto pesanti che dovrebbero indurre chi nel governo ha la consapevolezza di quanto il livello delle infrastrutture sia determinante per la competitività ad assumere iniziative adeguate. Decisioni che nessuno sembra invece intenzionato a prendere, lasciando spazio alle sole chiacchiere, come avviene sulla Tav per la quale al di là di alcune dichiarazioni di condivisione, si litiga sulla possibilità di tenere o meno il referendum che qualche “ricandidato” alla carica di governatore del Piemonte propone, forse per utilizzare l’effetto trascinamento che il voto sulla Tav potrebbe portare in termini di consenso. E se sotto le Alpi il quadro è desolante, neppure sopra il Mediterraneo c’è da stare allegri: per quanto riguarda la funzionalità del sistema portuale si fanno grandi discussioni, ma rispetto ai provvedimenti emanati, sui quali tutti ritengono esista la necessità di modifiche al fine di dare la permeabilità necessaria per renderli competitivi, più che chiacchiere non si sentono. Sempre e solo un mare di parole… Intanto in pochi sembrano capire quanto sia indispensabile la gronda di Genova per sollevare la città di Genova dal traffico che la attraversa, mentre in molti continuano a sottovalutare l’importanza vitale per l’economia delle esportazioni dei quattro corridoi della rete centrale TEN-T che coprono i principali flussi di trasporto in Europa. Oggi il nuovo rapporto redatto dall’Unione europea evidenzia chiaramente, in un altro passaggio chiave, come l’impegno politico e finanziario a lungo termine sia fondamentale per l’adempimento degli obblighi imposti all’Italia dal regolamento TEN-T in relazione al completamento della rete centrale entro il 2030. Anziché continuare a sostenere ipotesi fuori dalla realtà (come recentemente alcuni esponenti del Governo hanno ancora fatto affermando che il problema della Tav è legato a quanto la Francia definirà d’intesa con il nostro Paese) perché non prendere invece atto di quanto il presidente del Senato francese ha ribadito il 25 marzo, ovvero che “la Francia va avanti sulla realizzazione sulla Torino- Lione perché è un progetto europeo che risponde a una necessità globale”. E infatti il cantiere prosegue puntualmente, “con la gigantesca fresa che avanza a una media di 15 metri al giorno, con un record di 500 metri in un mese”, come ha sottolineato sempre l’esponente politico d’Oltralpe. Ma che cosa racconta il governo italiano? Se è come loro affermano, perché non accusano di falso il presidente del Senato francese? Probabilmente perché non sono in grado di poterlo fare. E, ahimè, la ragione è, salvo smentite ufficiali, una sola. I bugiardi siamo noi italiani (o meglio sono i nostri uomini di governo). A maggio si giocherà una partita importante, le elezioni europee: una occasione unica perché il popolo italiano si esprima se preferisce la decrescita felice (dopo dieci mesi di governo vediamo cosa produce…) o se invece vuole essere parte di un’ Europa, certamente da modificare, ma proiettata a crescere per dare alle popolazioni che la compongono le condizioni e le opportunità per competere con le economie mondiali.
Paolo Uggé, vicepresidente di Conftrasporto e Confcommercio