Il Giornale: “Se vuoi fare il camionista oggi sei costretto a fingerti romeno”

Vuoi fare il camionista? Devi fingerti romeno. È questo il  titolo dell’articolo scritto da Giuliana De Vivo e pubblicato nell’edizione di oggi de Il Giornale per raccontare come, nell'”Italia che finisce fuori strada” gli autisti italiani siano “costretti  a iscriversi ad agenzie interinali dell’Est. Con meno diritti per loro e meno introiti per il fisco”. Un articolo inchiesta per denunciare come chi oggi fa questa professione non solo sia pagato meno, ma anche  spogliato di assistenza sanitaria e di contributi pensionistici. “Una nuova schiavitù strutturata”, denuncia il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti,  che “lede i loro diritti ma sottrae anche soldi alle casse dello Stato. E rischia di contribuire alla crisi di un intero comparto, quello del trasporto su gomma, su cui viaggia l’80 per cento delle merci in Italia”, considerato che “la nuova schiavitù sconfina verso Est, nelle agenzie del lavoro di Polonia, Romania, Repubblica Ceca, Slovenia, dove i camionisti italiani ora vanno a iscriversi  autodelocalizzandosi. Un passaggio obbligato, spesso, per lavorare nelle nostre aziende che così possono applicare loro il contratto di quei Paesi, e risparmiare dal 35 al 50 per cento tra carichi contributivi e fiscali”. Una nuova denuncia di un fenomeno ad altissimo rischio per il sistema pensionistico italiano (basti pensare che “il minimo salariale in Romania è di 300 euro al mese, contro i 1.600 italiani e che se  anche se la paga in mano al lavoratore non sarà per forza più bassa, su quel minimo si calcolano contributi e tasse”, come ha spiegato al Giornale Pasquale Russo, segretario generale di Conftrasporto) che già mesi fa il presidente di Fai Conftrasporto Paolo Uggé aveva segnalato, in tutta la sua pericolosità, in un articolo pubblicato proprio sulle colonne de Il Giornale in cui parlava di una “bomba a orologeria destinata a far esplodere le pensioni italiane”. Era il febbraio 2013. Due anni dopo quell’allarme rosso per le pensioni italiane torna a suonare altissimo. Qualcuno finalmente ne comprenderà la gravità?