“Tagliare le accise”: lo chiedono consumatori e distributori

Con il prezzo dei carburanti alle stelle (anche oggi i listini sono stati ritoccati verso l’alto) si alza a gran voce la richiesta al governo di tagliare le accise. “È indispensabile mettere mano alla leva fiscale per ridurre la pressione del prezzo dei carburanti”, hanno affermato Luca Squeri, presidente della Figisc, e Stefano Cantarelli, presidente dell’Anisa, le associazioni che raggruppano i gestori, rispettivamente, degli impianti di distribuzione della rete stradale e della rete autostradale, aderenti a Confcommercio.
“Di questa situazione, che pesa su consumatori e imprese, sono vittime anche gli operatori finali della filiera distributiva. I gestori acquistano i prodotti con un margine fisso nominale di 4 centesimi al litro, indipendente dal prezzo finale, con il quale devono pagare tutti i costi di gestione, il personale addetto, le imposte e la previdenza: l’aggravio del prezzo di acquisto unitamente agli oneri finanziari connessi sta mettendo a durissima prova una categoria che è già in sofferenza per la diminuzione dei consumi, l’incremento degli oneri di gestione ed una concorrenza sempre più squilibrata dalla sperequazione nelle condizioni di esercizio tra i diversi segmenti del mercato. Gli strumenti sono già pronti e si tratta di metterli in funzione”, proseguono Squeri e Cantarelli. “Si tratta di sterilizzare l’aumento dell’Iva sul prezzo finale, trascinato dall’effetto greggio, con una corrispondente riduzione dell’accisa, un’imposta che pesa oggi, per esempio, per 56 centesimi al litro sul prezzo finale della benzina, cioè quanto il vero carburante che introduciamo nel serbatoio”. Le associazioni fanno quindi notare che altri Paesi europei si sono mossi con questa logica, come la Slovenia che ha ridotto in due mesi di 5,0 centesimi al litro l’accisa sulla benzina e di 7,5 quella sul gasolio.
La richiesta di una riduzione arriva anche dalle associazioni dei consumatori: “Che il Governo abbatta le accise sulla benzina, per ridare fiato ai redditi di lavoratori e pensionati, ma anche per ridare fiato alla produzione italiana, soprattutto per ciò che riguarda i beni e i servizi di prima necessità”, è questa la proposta sicuramente “popolare” di Pietro Giordano, segretario nazionale di Adiconsum. “L’ondata di aumenti che si stanno registrando e che si registreranno tra qualche settimana, dovuti all’aumento dei costi di produzione delle aziende, faranno rialzare il tasso d’inflazione e procureranno una spirale perversa a tutto danno dei consumatori e delle aziende. Pane, pasta e molti beni di prima necessità subiranno aumenti erodendo ancora di più il reddito spendibile delle famiglie, deprimendo i consumi e quindi anche le produzioni. Ciò”, continua Giordano, “in un momento in cui l’uscita dalla crisi è appena iniziata e rischia di tramutarsi in una stagflazione che condannerebbe il nostro Paese a tassi di sviluppo inesistenti e disoccupazione crescente. Il Governo tagli le accise, frutto dell’assemblaggio di una polverizzazione di tasse per fatti accaduti decine di anni fa”. Ecco l’elenco completo delle accise che si potrebbero tagliare:
1,90 lire per il finanziamento della guerra di Etiopia del 1935;
14 lire per il finanziamento della crisi di Suez del 1956;
10 lire per il finanziamento del disastro del Vajont del 1963;
10 lire per il finanziamento dell’alluvione di Firenze del 1966;
10 lire per il finanziamento del terremoto del Belice del 1968;
99 lire per il finanziamento del terremoto del Friuli del 1976;
75 lire per il finanziamento del terremoto dell’Irpinia del 1980;
205 lire per il finanziamento della guerra del Libano del 1983;
22 lire per il finanziamento della missione UNMIBH in Bosnia Erzegovina del 1996;
0,020 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004.