Secondo le valutazioni delle organizzazioni di settore, in Italia mancano più di 20.000 autisti e il numero continua a salire. Per le aziende del settore risulta complicato trovare lavoratori esperti per vari motivi soprattutto per l’età avanzata dei conducenti, la mancanza di interesse dei giovani verso questa professione , i costi elevati per le certificazioni e le condizioni di lavoro difficili. Una professione, come quella di autotrasportatore, che nel tempo ha visto un calo sempre più evidente di interesse tra i giovani, a causa di orari estenuanti, stipendi spesso ritenuti insufficienti e la difficoltà nel trovare un equilibrio tra il lavoro e la vita personale. Inoltre, la complicata burocrazia legata ai documenti e ai permessi richiesti per svolgere questo lavoro contribuisce a rendere il problema profondo e non facilmente risolvibile a breve termine. Una “manovra” appare sicuramente obbligatoria per le compagnie di trasporto stradale che devono ora rivedere la gestione del personale per cercare di rendere più appetibile la propria offerta di lavoro ai potenziali conducenti disponibili, indicando chiaramente alle nuove leve prospettive solide di carriera. Alcune “tattiche comuni” adottate da diverse imprese includono aumenti salariali, benefici extra come programmi di benessere aziendale, agevolazioni per ottenere licenze professionali e talvolta orari di lavoro più flessibili per un miglior equilibrio tra vita personale e professionale.Tuttavia, l’industria da sola non può affrontare il dilemma:è cruciale un intervento “politico” che semplifichi l’ingresso nel settore, offrendo incentivi finanziari per la formazione e il conseguimento delle licenze, insieme a strategie politiche che mirino a migliorare le condizioni lavorative dei conducenti. Quello che oggi appare agli occhi di tutti gli operatori – e di chiunque possieda del semplice buon senso – non più rinviabile è una chiara e immediata inversione di marcia da parte della politica perché la mancanza di autisti non influisce solo sulle imprese di trasporto, ma ha impatti diretti anche sui clienti. La grave difficoltà nel trovare risorse e lavoratori per spostare i beni sta generando problemi di puntualità nelle spedizioni e un aumento significativo dei costi di gestione. Con la prospettiva, tanto reale quanto allarmante, che le aziende che producono e distribuiscono merci si vedano presto obbligate ad affrontare costi ulteriormente elevati a fronte di tempi di consegna prolungati, con impatti diretti sulla capacità di competere delle imprese italiane in confronto ai rivali globali: un crescente costo dei trasporti che influirà direttamente sui prezzi dei prodotti, impattando sull’indice dei prezzi e sul potere di acquisto della gente. E in un periodo già instabile dal punto di vista economico, è perfino troppo facile prevedere come questo ulteriore onere potrebbe rallentare il mercato e peggiorare la situazione economica nazionale. Quali strade imboccare? Le imprese committenti, rimaste troppo spesso in silenzio quasi che il “problema” non le riguardasse, dovranno necessariamente impegnarsi insieme ai fornitori di servizi di trasporto per ridefinire le procedure delle catene di approvvigionamento al fine di ottimizzare le condizioni lavorative dei conducenti. Le lunghe attese durante il carico e lo scarico in condizioni climatiche estreme non possono certo più essere tollerate. Non sarebbe forse una prima possibile soluzione concreta – e condivisa – per cominciare, quantomeno, ad affrontare un’emergenza di cui forse in troppi non hanno compreso la portata? La mancanza di conducenti è un problema realmente, drammaticamente grave e come tale richiede la massima attenzione di tutti adottando una fondamentale strategia collaborativa tra imprese e istituzioni per rendere il lavoro più attrattivo e accessibile alle giovani generazioni. Se non si interviene in modo significativo e tempestivo, c’è il pericolo di dover assistere, a breve, a un sistema logistico che funzionerà sempre peggio e a un’economia nazionale destinata a pagarne il conto.
Mattia Baldis, Fai (Federazione autotrasportatori italiani) di Bergamo