Mettersi al volante dopo aver bevuto può costare caro. Per esempio se, per colpa degli effetti dell’alcol sul cervello si perde il controllo dell’auto e si va a sbattere. Oppure se durante il tragitto si incappa in un posto di blocco e si viene invitati a sottoporsi all’alcol test, con i risultati che portano direttamente alla compilazione di un bel verbale. Certo, il conducente può sempre rifiutarsi di “soffiare nel palloncino” ma la scelta è assolutamente sconsigliabile, in particolar modo ai neopatentati, invitati caldamente a “non rifiutarsi mai di sottoporsi all’alcoltest” dall’avvocato Federico Gallo, ospite di un convegno organizzato dalla Fai (federazione autotrasportatori italiani) di Bergamo per aggiornare i propri associati sulle novità apportate dalla recente riforma del Codice della strada. Rivolgendosi proprio ai più giovani imprenditori dell’autotrasporto e della logistica presenti nella sala dell’hotel Nh di Orio al Serio che ha ospitato l’appuntamento, il legale, autore tra l’altro di alcuni manuali pubblicati da Egaf, casa editrice di riferimento in materia di ‘informazione professionale su circolazione stradale, motorizzazione e trasporti, ha infatti sottolineato come “il semplice rifiuto sia sanzionato in modo specifico comportando conseguenze che sono di fatto molto simili a quelle previste per il caso più grave, ovvero con tasso alcolico superiore a 1,5 grammi per ogni litro di sangue: sospensione della patente da sei mesi a due anni, ammenda da 1.500 a 6.000 euro, arresto da sei mesi a un anno e confisca del veicolo se di proprietà. Inoltre, ha aggiunto il legale, “le forze di polizia possono sempre sanzionare il trasgressore, oltre che per il rifiuto, anche sulla base della sintomatologia, come per esempio difficoltà nel parlare normalmente, che comporta comunque una sanzione amministrativa pecuniaria di 543,00 euro e il ritiro della patente da tre a sei mesi”.