Storia dello scalo merci diventato rottame senza aver mai visto passare neppure un treno

Parona, Lomellina, provincia di Pavia. Un paese di meno di 2000 abitanti che nella “storia” d’Italia non ha mai lasciato traccia. A differenza della “storia della malagestione italiana”, dove al centro agricolo pavese potrebbe essere dedicato un capitolo importante. Merito (anche se sarebbe più esatto dire colpa) di un un terminal ferroviario  capace di stabilire un primato non indifferente perfino in un Paese con la stoffa da campionissimo quando si tratta di realizzare sprechi faraonici: già, perché quello scalo merci che ha preso il via nel 2003 con l’ambizione di fare da locomotiva all’area industriale sorta dove un tempo c’erano campi coltivati (oltre che di favorire i commerci della vicina Vigevano) non ha mai movimentato un solo treno. E con la storia pronta a giungere al capolinea nel peggiore dei modi, con i binari diventati ferrivecchi e arrugginiti “buoni” ormai solo per i rigattieri, con una procedura di mediazione avviata in Camera di conciliazione alla Camera di commercio di Pavia e i soci privati che stanno trattando con il Comune di Parona per recuperare un po’ di denaro. Pochissima cosa rispetto al milione di euro pagato (su una spesa prevista del doppio) per avviare l’intervento promosso dalla società per azioni Parona Multiservizi, braccio operativo del Comune, e affidato a Combitalia, controllata al 51 per cento dalla stessa amministrazione comunale. Lavori destinati però a fermarsi rapidamente, travolti dalle casse che si erano svuotate e da polemiche sulla qualità delle opere, con tanto di accuse di “condotte gravemente colpose” attribuite al Comune da parte della  Corte dei Conti che aveva individuato un “danno erariale e con una causa di risarcimento avviata anche dallo Stato. L’ennesimo esempio di come il denaro pubblico venga spesso utilizzato come peggio non si potrebbe. Con un finale che potrebbe essere reso meno triste se il Comune, risolta positivamente la mediazione con il privato deciso a vendere i “rottami “ della ferrovia, riuscirà a fare quanto si è ripromesso: risanare l’area e recuperarla.