Ogni storia può essere scritta (e letta) in modi diversi, addirittura completamente opposti fra loro. Storie in cui, a seconda di chi le racconta, il buono è in realtà il cattivo o viceversa. Il mondo dei trasporti e della logistica è, da mesi, protagonista di una storia di questo tipo, nella quale, via via che passa il tempo, coloro che nei primissimi “capitoli” si erano proposti come i “buoni”, sindacalisti pronti a scendere in campo in difesa dei diritti dei lavoratori, stanno assumendo sempre più i contorni dei cattivi. Almeno secondo la “sceneggiatura” riscritta dall’azienda che quei lavoratori li ha licenziati, affermando a chiare lettere di averlo fatto non per violare i loro diritti, ma per difendere i propri: per mettersi al riparo da violenze e blocchi illegittimi, per non essere costretta a pagare cifre “mostruose” (tre milioni e mezzo di euro) per non subire nuovi blocchi delle attività e, magari, nuove violenze. Subite, in passato, da altri dipendenti che per quell’azienda sembrano invece felicissimi di lavorare. Una “riscrittura” (rispetto a quella “originale” proposta dai sindacati) della storia che i responsabili dell’azienda protagonista di questa vicenda, la Brivio & Viganò, hanno deciso di riassumere una volta per tutte nel corso di una conferenza stampa organizzata proprio per raccontare tutti i “dietro le quinte” della vicenda, e che ha lasciato chi ha ascoltato questa “versione” con diversi, inquietantissimi, interrogativi. Un esempio? Se tutto quanto affermato è la realtà, dei sindacalisti che chiedono tre milioni e mezzo di euro di risarcimento per 45 licenziati dopo che questi si sarebbero resi protagonisti di scioperi che somigliavano più a atti di delinquenza comune che a una manifestazione di protesta e che avrebbero minacciato di continuare, senza il versamento di quella cifra enorme a bloccare l’attività dell’azienda “nemica”, sono davvero difensori di diritti dei cittadini o non sono dei ricattatori? E per di più con l’aggravante che si permetterebbero di fare questo proprio perché “sindacalisti”, perché al riparo da quel ruolo probabilmente si sentono autorizzati a violare qualsiasi regola, quasi avessero un’immunità di fronte alla legge? Seconda domanda: da “difensori dei diritti di lavoratori che invocano “giustizia”, i sindacalisti non dovrebbero essere i primi a rispettare le regole, in attesa che “persone terze”, in questo caso i giudici, decidessero chi è dalla parte della ragione e chi da quella del torto? Assistere come “spettatori”allo spettacolo indegno di violenze e blocchi illegittimi senza neppure prendere in considerazione le tesi sostenute dai responsabili dell’azienda (che nel corso della conferenza stampa hanno riconfermato per l’ennesima volta la a”serie di violenze e blocchi illegittimi da parte di alcuni lavoratori iscritti al sindacato Si Cobas”, smentendo categoricamente “tutte le infamanti accuse che riguardano irregolarità contributive e turni di lavoro definiti massacranti” che avrebbero portato alle proteste) è la normale “prassi sindacale” . E a nessun Si Cobas è passato perl’anticamera del cervello che possa essere un diritto di un’azienda licenziare persone dopo proteste che si sono trasformate in veri e propri atti delinquenziali, che, ha ribadito l’azienda, “sono stati la causa dei licenziamenti”. In altre parole: i diritti esistono solo per una parte, per i 45 lavoratori “tanto citati da Si Cobas che sono stati licenziati a ottobre dopo una serie di blocchi e soprattutto dopo le violenze occorse presso la piattaforma di Pozzuolo Martesana”, come ha ribadito durante la conferenza stampa Daniele Romano, che in LGD si occupa delle relazioni Industriali, e che riassumendo la vicenda che dal 19 agosto coinvolge le piattaforme UNES di Vimodrone e Truccazzano ? “Il diritto di sciopero è un diritto sacrosanto” , ha aggiunto il mamnager, “ma i blocchi che secondo Si Cobas, verrebbero accettati dal mondo della logistica come metodo di protesta, per noi restano inaccettabili. Il sindacato Si Cobas ci ha chiesto complessivi 3,5 milioni di euro per chiudere la faccenda per transazioni con i 45 licenziati, e come risposta al nostro rifiuto è arrivata la minaccia di continuare a oltranza i blocchi alle piattaforme. Questa non è trattativa, è un ricatto”, ha poi tuonato Daniele Romano che parlando dei tentativi di trattativa con il sindacato e delle richieste ricevute,ha infine lancianto un messaggio fin troppo chiaro ai 45 dipendenti licenziati sulle conseguenze che tutto questo potrebbe avere nei loro confronti: “La preoccupazione della cooperativa LGD è quella di far comprendere ai lavoratori licenziati la gravità delle azioni che stanno portando avanti e che questi atti di violenza privata e i blocchi illegali stanno ostacolando la conclusione della vicenda. Il sindacato Si Cobas sta minimizzando con i lavoratori la gravità delle violenze e dei reati commessi, ma le autorità hanno già aperto diversi fascicoli in capo ai manifestanti e l’ammontare dei danni aumenta dopo ogni blocco.” Conseguenze forse sottavalutate dagli ex dipendenti ma ben chiare invece anche a Simona Ubbiali, direttrice del personale del Gruppo Brivio e Viganò, pronta a evidenziare come per “Brivio & Viganò e LGD, che da sempre condividono principi di legalità e rispetto delle regole, sia inconcepibile che lavoratori appartenenti alle due società ma anche a soggetti esterni (come altre aziende di trasporto) siano sequestrati per decine di ore all’interno delle piattaforme e gli venga impedito di portare a termine il proprio lavoro”. Un riferimento agli autisti provenienti da tutta Italia che da mesi vengono coinvolti loro malgrado nei blocchi di mezzi, merci e persone alle piattaforme di Truccazzano e Vimodrone “dove per ore i mezzi sono tenuti in ostaggio fuori dai cancelli dai partecipanti alle proteste e gli autisti subiscono impotenti la situazione”. Una situazione che ha, per di più, un ulteriore risvolto negativo che dovrebbe far riflettere tutti, sindacalisti per primi: lo ” spreco delle merci alimentari trasportate, che dopo decine di ore ferme sui camion, siamo costretti a buttare in modo insensato”, come ha aggiunto Simona Ubbiali affermando che “per tutti questi motivi Brivio & Viganò si schiera al fianco di LGD in questa lotta per le regole e la legalità”. Concetti che la manager è pronta a ribadire sedendosi, giovedì 3 febbraio, al tavolo delle nuove deciso dopo che, in occasione del blocco del 24 gennaio a Vimodrone le forze dell’ordine sono intervenute massicciamente in tenuta antisommossa spingendo il sindacato Si cobas a chiedere, proprio a Simona Ubbiali, un incontro con Brivio & Viganò e con il suo fornitore LGD, soggetto della vertenza. “Siamo pronti a sederci al tavolo delle trattative chiesto da Si Cobas, ma non certo a farci ricattare”, è stato il messaggio chiaro e forte dato alla vigilia dell’incontro ai sindacalisti. “LGD tutela il diritto di sciopero, ma quando Si Cobas chiede 3,5 milioni di euro, transando per i 45 licenziati, per non bloccare i magazzini, non è più sciopero ma un ricatto. Se il sindacato tiene davvero ai padri di famiglia che sono stati licenziati, dovrebbe spiegare loro che ciò che stanno facendo è illegale e sta danneggiando la trattativa.”