“Il metano ti dà una mano”, recitava lo slogan di un famoso spot trasmesso in tv a cavallo fra gli anni ’80 e ’90, quando in Italia erano stati stanziati importantissimi investimenti per portare la metanizzazione nella maggioranza dei Comuni, per portare il gas naturale, più pulito, di casa in casa. Altri tempi: oggi per un milione e 100mila famiglie che possiedono un’auto a gas, oltre che per moltissime imprese di autotrasporto che hanno voluto recitare, a loro volta, un ruolo da protagonisti nel viaggio verso la mobilità sostenibile e contro l’inquinamento, acquistando mezzi pesanti a Lng, il metano una mano la dà solo sotto forma di uno schiaffo in pieno volto, con i prezzi del “gas pulito” saliti alle stelle. Una situazione inaccettabile contro la quale ha deciso di scendere in campo Federmetano, anche alla luce di precise decisioni adottate dal governo e confermate dalle dichiarazioni del sottosegretario all’Economia: un signore che di nome fa Federico e che di cognome fa Freni ma che, nonostante questo particolarissimo “promemoria,” denuncia Federmetano, non ha saputo evidentemente frenarsi in tempo rilasciando una dichiarazione immediatamente finita al centro di critiche proprio da parte dell’associazione. Ovvero che non ci sarebbe necessità di ulteriori interventi per il sostegno di famiglie e imprese”. Una presa di posizione sulla quale Dante Natali, presidente di Federmetano, ha espresso il proprio totale dissenso, attraverso un comunicato stampa che probabilmente riporta il pensiero di tutti i privati proiprietari di auto a gas e dei titolari delle imprese di autotrasporto che per contrastare l’inquinamento hanno acquistato mezzi alimentati a gas salvo poi vederne il costo schizzare alle stelle. “Non è possibile nascondere lo stupore e il rammarico per considerazioni che, ancora una volta, ignorano completamente un settore di rilevanza nazionale che gioca un ruolo fondamentale nel processo di transizione energetica, grazie al livello già concretizzato di sostituzione di carburante fossile con biometano per un valore pari al 30 per cento”. Si legge nel documento. “Dal 20 settembre scorso Federmetano ha evidenziato al Governo la drammatica situazione nella quale versa il settore del metano per autotrazione. Una situazione che esula completamente dal contesto generale di “aumento dei prezzi delle materie prime”, con un prezzo del gas naturale che è letteralmente volato a più di 6 volte il valore di gennaio 2021 e che attualmente viaggia ancora su questi livelli. Ma a oggi tutti i nostri interventi al fine di sensibilizzare il Governo su un problema che riguarda un milione e 100mila utenti che utilizzano mezzi a metano sono risultati vani. Sia l’intervento sul decreto-legge Salvabollette sia quello sulla Legge finanziaria non hanno sortito effetti concreti”. Con il risultato che “di fatto un milione e 100mila famiglie a basso/medio reddito che hanno scelto il metano come carburante per la sua economicità e per il noto ridotto impatto ambientale, sono state lasciate sole davanti all’impennata dei prezzi. Oggi un utente paga il metano per auto più del doppio del prezzo di settembre 2021: se si fosse verificata la stessa situazione nel settore petrolifero il gasolio costerebbe 4 euro al litro”. Automobilisti abbandonati a se stessi così come di fatto le aziende di autotrasporto che, sottolinea Dante Natali, negli ultimi anni hanno investito nell’acquisto di 3.800 mezzi di trasporto a Lng, pagando un extraprezzo di acquisto allo scopo di ridurre drasticamente i livelli di inquinamento del trasporto pesante, e che sono state completamente ignorate”. Sorte toccatat anche ai “1.500 distributori che costituiscono la rete distributiva – costruita in decenni di lavoro e in grado di rendere capillarmente disponibile sul territorio nazionale oggi il biometano e, in prospettiva, le miscele di metano-idrogeno per la richiesta decarbonizzazione del sistema energetico – che non sono stati considerati”. Una dimenticanza che coinvolge 20mila posti di lavoro legati al settore industriale del metano per auto, prendendo in considerazione costruzione di serbatoi, veicoli, compressori, officine, sistemi di erogazione e tecnologie connesse, per cui l’Italia è uno dei principali produttori ed esportatori al mondo. Tutti dimenticati insieme con “la richiesta di riconoscere all’autotrazione a metano la medesima riduzione di Iva già accordata agli altri usi di gas (civile e industriale), ma deliberatamente negata al metano per auto, e un credito d’imposta alle aziende di trasporto per gli acquisti di gas naturale”, come conclude Dante Natali ricordando che “l’intervento economico richiesto sarebbe stato in gran parte coperto dall’extra gettito Iva già versato dal settore nell’ultimo trimestre del 2021 e, pertanto, sostanzialmente a costo zero per lo Stato”. Una “situazione gravissima e un danno irreparabile a utenti e imprese coinvolte”, di fronte ai quali, è l’amara conclusione, “ riscontriamo non solo la mancanza di provvedimenti da parte del Governo ma anche dichiarazioni del Mef francamente inaccettabili. Se il Mef ritiene di aver assolto al proprio compito, lo spieghi direttamente al milione e.100mila famiglie e alle imprese che ogni giorno, da tre mesi a questa parte, devono farsi carico di un prezzo del carburante metano divenuto insostenibile. Dallo stanziamento di 3,8 miliardi, garantito nella legge di Bilancio, è stato escluso il nostro settore, il quale è ben lungi dalla risoluzione della crisi.
Parliamo di una eccellenza italiana che sta pagando gli effetti di dinamiche geopolitiche a caro prezzo. E il prezzo in questione non è solo quello del gas al distributore ma coincide con la messa a rischio di anni di attività, di un know how che nessun altro Paese possiede, di un danno economico che si tramuterà in danno ecologico”. Cosa chiede Federmetano ora al Governo di fare 8risparmiandosi dichiarazioni che avrebbe fatto meglio a “frenare” )? . “Interventi strutturali che rendano in futuro non più ripetibile la crisi attuale. Ciò però richiede un tempo che gli operatori del comparto e gli utenti non hanno. È necessario supportare il settore affinché, una volta che suddette misure strutturali diventino effettive, ci sia ancora una filiera in grado di renderle operative. Se non si procede in questo modo la neutralità tecnologica e l’agognato benessere ambientale ed economico della società saranno una mera utopia. Federmetano ribadisce con forza le ragioni di un settore che svolge un ruolo di cui il Paese ha grande bisogno, ossia “una credibile transizione energetica verso un futuro con ridotte emissioni di CO2“. Settore di cui incredibilmente il Governo sembra non preoccuparsi affatto”.