Le immagini di un rocchetto di filo interdentale steso da due contadini lungo un sentiero nei boschi legandolo a due alberi come trappola micidiale per far cadere dalla sella (ma anche con il rischio di decapitare) gli “odiati”motociclisti e un messaggio a “usarlo nel modo giusto”. La creatività nella pubblicità è sicuramente importantissima, ma altrettanto dovrebbe esserlo no”superare i limiti”. Cosa che invece hanno fatto (e non solo secondo gli appassionati delle due ruote fuoristrada) gli autori dello spot pubblicitario finito nella bufera con i responsabili della Fmi, la Federazione motociclistica italiana, che non hanno esitato un solo istante a mettere la “creatività” del messaggio sul banco degli imputati, accusando lo slogan di essere “deprecabile e fortemente diseducativo” e annunciando la decisione di “diffidare la società che ha realizzato lo spot e la stessa ditta produttrice del prodotto che lo ha approvato, riservandosi di intervenire presso le autorità competenti con le modalità previste dalla legge”. “Sulla creatività di dubbio gusto ci sarebbe già da discutere ma il fatto grave e inaccettabile”, si legge in una nota, “è che, purtroppo, molti motociclisti sono stati vittime di comportamenti analoghi con cavi e filo spinato, messi come trappole per impedire il libero accesso con conseguenze gravi e in alcuni casi mortali”.