Il Ponte sullo Stretto crolla all’ultimo esame. Buttati via 20 anni di lavoro e un mare di soldi?

Il Ponte sullo Stretto di Messina si può fare, ma a tre campate e non a campata unica. In altre parole, tutto si blocca, buttando letteralmente a mare 20 anni di progetti, richieste di autorizzazioni, pareri. L’ultimo capitolo della telenovela sulla nuova infrastruttura destinata a collegare la Sicilia con il resto d’Italia e l’Europa, ha tutto il sapore dell’ennesimo spreco, dell’ennesima figuraccia con il mondo intero. Di una “pagliacciata” in perfetto stile politico italiano, di cui vergognarsi. A dare, sulla carta, il via libera al cantiere, ma bloccandolo di fatto cambiando all’ultimo momento le carte in tavola, riportando tutto alla casella di partenza, come se fosse un gioco di società, sono stati i componenti del gruppo di lavoro istituito dall’ex ministro Paola De Micheli, presso il ministero delle Infrastrutture, affermando che esistono importanti motivazioni per realizzare il Ponte all’interno del Corridoio europeo che va da Berlino a Palermo ma che il progetto a campata unica viene abbandonato per un altro a tre luci e, come non bastasse, su un tracciato differente rispetto a quello che ha attraversato un percorso autorizzativo durato 20 anni. In altre parole. Tutto quanto è stato fatto vale come carta straccia. Nonostante sia costato un mare di denaro pubblico.