Colpi bassi contro i trasportatori. E adesso le associazioni li invitano a scegliere come reagire

Prima li hanno coperti di ringraziamenti per quanto hanno fatto fin dall’inizio della pandemia, recitando un ruolo fondamentale nel tempo dell’emergenza, con parole d’elogio da parte addirittura del pontefice , del presidente della Repubblica, del presidente del Consiglio e dell’allora ministro delle infrastrutture; poi nel giro di pochi mesi si sono dimenticati di loro. E infine li hanno addirittura “colpiti”, senza risparmiare neppure i colpi bassi. Come dovrebbero reagire ora gli autotrasportatori italiani? Una domanda che la Fai di Torino ha deciso di rivolgere direttamente agli associati all’indomani di un’assemblea nazionale della Federazione autotrasportatori italiani nella quale “ sono emerse da parte di alcune associazioni provinciali sollecitazioni per alzare i toni, fino a ipotizzare di ricorrere a iniziative coordinate da attuarsi sul territorio con l’intento di dare un forte segnale di reale disagio della categoria”, come ha evidenziato in una lettera inviata agli associati proprio il presidente di Fai Torino Enzo Pompilio. Una lettera nella quale il Consiglio direttivo dell’associazione chiede di conoscere il pensiero degli associati invitati a inviare le proprie opinioni in merito, i propri disagi, all’indirizzo mail. info@faitorino.ital “al fine di contribuire a una iniziativa associativa che rispecchi le aspettative delle imprese di trasporto torinesi”. Possibili iniziative attuate da un settore, denuncia sempre la Fai torinese, “messo all’angolo, emarginato in un percorso di “transizione ecologica” che non ci vede protagonisti. Anche l’ambizioso Pnrr, il Piano nazionale di resistenza e resilienza, prevede poche risorse per l’autotrasporto. Tra i suoi obiettivi ve ne sono sicuramente alcuni degni di nota come quello di rendere maggiormente accessibili i porti e gli interporti migliorando l’efficienza della catena logistica perseguendo una diminuzione dei tempi di attesa. Speriamo che anche il previsto intervento sull’efficienza della pubblica amministrazione attraverso un miglioramento della digitalizzazione, porti a un reale snellimento delle procedure per arrivare finalmente a non dover attendere tempi bilici per ottenere i rinnovi delle patenti e la revisione dei veicoli. Ma per contro non vi sono risposte soddisfacenti in merito all’esigenza di ammodernare il parco mezzi. Anzi non è stata tenuta nel dovuto conto la necessità, più volte richiamata, di un fondo ad hoc per tali investimenti. Oggi non esiste una tecnologia di media/lunga percorrenza che consenta adeguate risposte se non quella del diesel e dell’Lng e sarà così ancora per 10/15 anni. E quindi ben vengano gli investimenti nello sviluppo dell’elettrico e dell’idrogeno, ma perché gravare, in questo periodo di transizione che ci accompagnerà verso le nuove forme di energia, le aziende del nostro settore paventando l’aumento dell’accisa del gasolio per portarla allo stesso livello dell’accisa sulla benzina?”. Infine l’”accusa” per i due “colpi bassi” ricevuti: “il contributo all’Art (per ora sospeso per quanto concerne il 2021), passato come un contributo a un’autorità che regola il nostro settore, ma che a oggi non è altro che una tassa; la tassazione dei ristori dovuti alle imprese in seguito al crollo del Ponte Morandi, trasformati quindi in ricavi, sopravvenienze attive quando in realtà sono stati un risarcimento ai danni subiti”.