“Falsi report sulle ispezioni, sulla valutazione di sicurezza richiesta dall’ordinanza del presidente del Consiglio e sulle verifiche di sicurezza antisismiche”. E, ancora, “omessi e lacunosi controlli, con le correlate manutenzioni sulle strutture autostradali, al fine di risparmio sulle spese e di aumento degli utili da distribuire, con ovvio riconoscimento di rilevanti incentivi economici ai dirigenti che li permettevano il tutto in totale spregio della sicurezza degli utenti delle autostrade”. È una fotografia di un’Italia “marcia” quella che emerge dagli atti scritti dai giudici del Riesame in merito alla alla revoca dei domiciliari a Paolo Berti, ex direttore Operazioni centrali di Aspi (finito insieme ad altri ex top manager di Autostrade, agli arresti domiciliari lo scorso novembre nell’ambito dell’inchiesta sulle barriere fonoassorbenti “difettose”), per il quale è stata disposta l’interdizione professionale per un anno. Una fotografia che racconta di “elusione dei controlli, avallando affermazioni inveritiere” che non ha però impedito che venisse accolta l’istanza dei difensori del manager di revocare la misura cautelare degli arresti domiciliari.