Dateci un camion e gli faremo sollevare e trasportare qualsiasi merce…

Datemi una leva e solleverò il mondo, avrebbe detto un giorno di molti secoli fa Archimede di Siracusa, matematico e inventore greco. Dateci un camion e gli faremo sollevare e trasportare qualsiasi merce, potrebbero oggi tranquillamente affermare i componenti della famiglia Ubiali, da quattro generazioni al volante dell’azienda nata per produrre carri da trasporto in legno “a trazione animale” e cresciuta fino a diventare una delle imprese di riferimento non solo in tutta Italia ma in Europa per l’allestimento, oltre che per la riparazione, di veicoli industriali. Un’officina, specializzata in particolare modo nell’installazione di gru, in grado di trovare una soluzione a qualsiasi esigenza per qualsiasi tipo di mezzo, come testimonia, del resto, un recentissimo intervento che ha permesso al titolare di un’impresa di trasporti di avere il camion che aveva sempre sognato: in grado non solo di allungarsi ma di allargarsi a seconda delle esigenze di carico. Un vero e proprio transformer, con la differenza che, rispetto a quelli realizzati negli anni 80 dalla Hasbro che si trovano sugli scaffali dei negozi di giocattoli, è lungo una dozzina di metri e pesante decine di tonnellate. Un lavoro “quasi normale” per Federico e Dino Ubiali che guidano l’azienda di famiglia dal dicembre 2018, da quando il padre Ermanno ha deciso che, dopo 73 anni di attività, era arrivato il momento di concedersi un po’ di riposo. Pur continuando ad andare ogni giorno in azienda, o meglio nella sua seconda casa, come sua moglie ha sempre considerato l’”officina”. Una vera e propria “clinica meccanica” (aperta inizialmente a Guzzanica di Dalmine, vicino all’Hotel Daina, semplicemente con il nome Officine Ubiali e poi trasferita nel 1980 nella nuova sede di Dalmine via Friuli, ampliata nel 1997) in grado di soddisfare le principali esigenze di manutenzione, trasformazione e riparazioni del veicolo industriale: dalla costruzione, riparazione e bilanciatura di alberi cardanici alla raddrizzatura di telai; dalla revisione di impianti frenanti, sospensione meccaniche e pneumatiche all’allineamento e alla convergenza con attrezzatura laser; dalla diagnostica su centraline elettroniche e riparazione radiocomandi all’installazione e alla revisione degli impianti elettrici, alla manutenzione e installazione di cronotachigrafi analogici e digitali. Un’offerta di servizi e riparazioni ampliata poi da Ovid amplia anche grazie all’adesione a due importanti network di officine che operano in tutta l’Europa: All-Trucks e Top Truck. Ma a far viaggiare in tutta Europa la fama della Ovid, che è anche centro autorizzato dalla Motorizzazione Civile per le revisioni annuali e i collaudi dei veicoli industriali, è la capacità, di “inventare” soluzioni personalizzate a problemi di fronte ai quali molte altre officine avevano alzato bandiera bianca. “Perché il nostro obiettivo è sempre stato quello di trovare una risposta a ogni domanda a quelle aziende che  desiderano rendere più funzionali e idonei alle proprie esigenze i veicoli industriali attraverso un allestimento, sia che si tratti di gru, settore che ci vede partner ufficiale di Palfinger, sia che riguardi tutti gli altri tipi di allestimenti fissi e scarrabili”, spiega Dino Ubiali seduto nell’ufficio di Dalmine accanto al padre Ermanno. ”E questo grazie al nostro ufficio tecnico sempre pronto a studiare insieme al cliente la soluzione più completa per raggiungere elevati standard di funzionalità, efficienza e affidabilità”. Tecnici che hanno permesso anche di progettare e realizzare semirimorchi per il trasporto di idrogeno compresso e strutture per lo stoccaggio di gas compresso per aziende del calibro di Air Liquide, Linde, Messer, Siad e Tenaris Dalmine per le quali vengono anche effettuate riqualifiche periodiche di questi recipienti a pressione, con il revamping (una forma di restyling molto più complessa perché comporta non solo l’aspetto ma il funzionamento) della struttura, le prove periodiche delle bombole e il ricondizionamento dell’intero veicolo. Senza dimenticare altri servizi offerti, come le prove di tenute con varie metodologie (hydraulic test, pneumatic test, helium leak detection), le analisi di umidità, le analisi di recipienti in pressione con emissioni acustiche… Risultati che rappresentano uno straordinario punto d’arrivo (pronti ovviamente a ripartire verso nuove avventure professionali) di un “viaggio professionale” durato oltre 100 anni, come testimonia una bellissima foto d’epoca appesa nello studio dove vengono accolti gli ingegneri di aziende di mezzo mondo per esaminare un nuovo “problema”, spesso non risolto da altri partner. Una foto scattata nel 1926 al Salone di Genova che ritrae un carro a un asse per trasporto di materiale ferroso con tara di 26 quintali e mezzo e portata di 100 quintali premiato per la capacità ideativa e realizzativa, già allora nel Dna di famiglia e destinata a tramandarsi di generazione in generazione. Una capacità che Filippo Ubiali, fondatore dell’impresa di famiglia, il figlio Ferdinando, padre di Ermanno e omonimo del nipote “Dino”, e i due fratelli oggi al volante della società hanno saputo replicare nei decenni trovando soluzioni tecnologiche sempre più complesse alle domande sempre più difficili di un mercato in continua evoluzione. Passando dall’allestimento per i camion dell’esercito destinati ad andare a “combattere” la guerra d’Africa, ai “tir tranformer di oggi”, frutto della conoscenza di modernissimi software certo, ma anche di quell’abilità “artigiana” imparata da Ermanno Ubiali frequentando la scuola officina della Dalmine acciaierie (quello che oggi definiremmo uno stage dopo la terza professionale) direttamente dentro la fabbrica dove, ricorda Ermanno Ubiali, classe 1931, “si imparava a forgiare un pezzo e a fare il calibro, e se non erano perfetti erano dolori….”. Un’abilità manuale che Ermanno Ubiali, nato a Curdomo (come si chiamava allora il Comune che riuniva Curno, Dorotina e Mozzo) ha avuto modo di affinare iniziando, a 16 anni, a lavorare col padre sugli autocarri che avevano sostituito i carretti, per imparare poi via via anche tutti i segreti delle nuove tecnologie più sofisticate alle quali oggi i figli Federico e Dino, con i colleghi Dario e Luca, danno “del tu” quando si siedono al tavolo con ingegneri di ogni Paese, pronti a trovare sempre la soluzione vincente. L’ennesima di una lunga lista che ha portato l’azienda di Dalmine, grazie anche a una formazione continua irrinunciabile per titolari e dipendenti, a registrare una continua crescita del fatturato che ha portato a raggiungere i quasi sei milioni di euro nel 2018 “mettendo in portafogli” per l’anno successivo ordini per già 3 milioni e 800 mila euro. “Con un 40 per cento del lavoro svolto per riparazioni, un altro 40 per cento per l’ allestimento veicoli e in particolare per il montaggio gru e un 20 per cento legato alla realizzazione di strutture fisse di semirimorchi per lo stoccaggio di idrogeno compresso”, conclude Dino Ubiali scusandosi per non potersi più trattenere: è appena arrivata una chiamata dal Nord Europa, c’è una nuova richiesta mai fatta in passato, un’esigenza davvero ”strana”. E a dirlo è uno che di richieste strane, a volte apparentemente impossibili, ne ha ricevute tante. Sapendo sempre trovare la risposta, come in passato avevano fatto il bisnonno, il nonno, il papà, gli zii. Decine e decine di componenti della famiglia Ubiali che da un secolo rappresenta il miglior partner che ogni impresa di trasporti possa sognare…

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