Rimorchi e semirimorchi, vendite a picco. Unrae: “A rischio lavoro ma anche sicurezza”

Hanno una massa totale a terra superiore a 3,5 tonnellate ma a terra hanno soprattutto le vendite: sono i rimorchi e i semirimorchi, mezzi pesanti che nel mese di marzo 2020 hanno fatto registrare un crollo del 70,2 per cento rispetto ad aprile 2019 nelle vendite, con 602 unità immatricolate rispetto alle 2.019 di un anno fa. Numeri paurosamente “sgonfiati” così come del resto anche quelli del consolidato del primo quadrimestre 2020 che ha fatto registrare un meno 48,2 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019 (3.409 unità contro 6.586). Praticamente la metà. A fotografare la situazione sono i responsabili del Centro studi e statistiche di Unrae, l’associazione delle case di costruttori estere, che hanno elaborato i dati di immatricolazione forniti dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, presentando i risultati nel corso di una conferenza stampa online, alla quale hanno partecipato circa cento rappresentanti della stampa di settore e d’opinione, aziende, associazioni di categoria e della pubblica amministrazione, dedicata al comparto dei veicoli rimorchiati e degli allestimenti. Una stima del mercato dei rimorchi e semirimorchi che ha indicato anche un dato provvisorio, per il mese di maggio, che indica “solo “ una perdita del 24,6 per cento, “ma che non deve illudere nessuno sul fatto che possa rappresentare un’inversione di tendenza”, come ha voluto chiarire Sandro Mantella, coordinatore del Gruppo rimorchi, semirimorchi e allestimenti di Unrae, aggiungendo che “una previsione realistica per l’intero 2020 potrebbe essere quella di una perdita consolidata intorno al 55 per cento. Anche per illustrare le condizioni del nostro comparto abbiamo voluto organizzare un primo evento dedicato esclusivamente alla costruzione e distribuzione dei veicoli rimorchiati e degli allestimenti”, ha proseguito Sandro Mantella. “Si tratta di un settore poco conosciuto, tanto dalle istanze politiche e amministrative quanto dal pubblico. I veicoli rimorchiati e allestiti sono stati i protagonisti di punta dell’autotrasporto che, in occasione dell’emergenza in corso, ha garantito al Paese il rifornimento in condizioni di sicurezza proprio di quei prodotti che la situazione ha reso indispensabili, quali i generi alimentari e i farmaci, che necessitano di trasporto in regime di temperatura controllata, nonché prodotti energetici o presidi sanitari particolari (per esempio l’ossigeno liquido) che sono disciplinati come merci pericolose ai fini del trasporto”. Un settore poco conosciuto ma meritevole della giusta visibilità, come ha voluto aggiungere Franco Fenoglio, presidente della Sezione veicoli industriali di Unrae, che prendendo il “testimone” del microfono passatogli dal vicedirettore generale di Unrae Antonio Cernicchiaro, ha ribadito una volta di più come in Italia “la vera impresa dia fare gli imprenditori”, impresa ancora più difficile nell’autotrasporto dove lavorare “significa scontrarsi quotidianamente con le difficoltà che nascono da burocrazia, carico fiscale elevato, costi dei carburanti e del lavoro non competitivi e carenze infrastrutturali. Il tutto derivante da una ormai storica inefficienza del sistema Paese, che non ha messo in atto alcuna strategia di sviluppo nazionale del settore. Per colpa di questa situazione soffrono in particolare medie e piccole imprese di eccellenza, magari meno note, della filiera automotive, che operano in Italia. L’andamento storico del mercato dei veicoli rimorchiati dimostra che la crisi del 2008 ha fatto perdere al settore quasi i due terzi del volume tra il 2007 e il 2012”, ha concluso Franco Fenoglio. “La difficile ripresa che ne è seguita ha raggiunto il massimo nel 2017 (ma senza arrivare ai volumi del 2007), per poi ridiscendere nel 2018 (- 3,9per cento) e nel 2019 (- 7,1 per cento), fino al crollo nei primi mesi del 2020. Con un consolidato, appunto stimato a –48, per cento”. Un settore a terra, anzi quasi sottoterra, per colpa “di diversi fattori, tra i quali l’inadeguatezza dei fondi stanziati, la discontinuità nei periodi di finanziamento e gli eccessivi ritardi nell’erogazione dei contributi, che sono stati talvolta anche ridimensionati rispetto agli importi previsti”. Incentivi fondamentali per “rigonfiare” i numeri di un settore che dipende fortemente dalla disponibilità di contributi” come testimoniano i dati elaborati: dal 2017 al 2019 le risorse dedicate a rimorchi e semirimorchi sono scese da 19 milioni a 6 milioni di euro , esauriti con le domande presentate nei primi 10 giorni dall’apertura dei termini. E, come non bastasse, i fondi sono riservati ai veicoli allestiti per il trasporto intermodale, che si svolge per lo più su tratte internazionali, dove la presenza dei trasportatori italiani è purtroppo in continua diminuzione, mentre per l’acquisto di nuovi rimorchi e semirimorchi stradali da impiegare sulle nostre strade, nessun contributo è previsto. Con il risultato che il parco italiano continua a invecchiare eccessivamente, diventando oltretutto sempre meno sicuro. In base ai dati disponibili, dal punto di vista della sicurezza Unrae ha stimato che l’81,6 per cento del parco rimorchiato circolante in Italia sia privo del sistema di controllo della stabilità (Esp) e il 37,2 per cento non abbia i dispositivi di assistenza alla frenata (Abs). “Agganciare un rimorchio senza i dispositivi di sicurezza a motrici o trattori dotati dei sistemi più avanzati”, ha concluso Sandro Mantella, “costituisce un rischio reale di incidente nel caso che il complesso debba compiere frenate o deviazioni di emergenza. Per quanto riguarda invece la sostenibilità ambientale, anche i rimorchiati sono oggi in grado di dare il loro contributo, attraverso l’applicazione di tecnologie costruttive che portano a significative riduzioni delle tare e a profili più aerodinamici. Ma il contributo maggiore del comparto alla sostenibilità ambientale può venire dall’allestimento con dispositivi motorizzati che rispettino le norme più avanzate. Non ha molto senso incentivare le motorizzazioni di trazione ecologiche, lasciando sugli allestimenti motori fissi inquinanti, che devono funzionare anche a veicolo fermo, soprattutto tenendo conto che nella distribuzione circa il 50 per cento anche del circolante è dotato di specifici allestimenti”. Unrae ha chiesto con l’occasione la semplificazione delle procedure di collaudo, omologazione e immatricolazione dei veicoli allestiti, promuovendo la digitalizzazione delle pratiche necessarie, mentre per quanto attiene ai problemi della sicurezza di trasporto e circolazione, ha sottolineato l’importanza delle limitazioni alla circolazione dei veicoli rimorchiati privi dei sistemi di sicurezza avanzata oggi disponibili, del controllo sulle importazioni dall’estero di rimorchi e semirimorchi usati, proponendo anche la ripresa e lo sviluppo di complessi da 18 e 25 metri, come avviene in altri Paesi dell’Ue. Per sostenere il mercato, infine, sono stati evidenziati alcuni interventi strutturali: un fondo triennale per l’acquisto di rimorchi e semirimorchi contro rottamazione non limitato all’intermodalità, agevolazioni tramite credito di imposta in alternativa agli incentivi, anche per quelli disposti in passato e non ancora erogati, contributi per l’allestimento di rimorchi e autoveicoli con dispositivi ecologici.