C’è un’antica favola di Esopo che racconta di un pastorello, annoiato dalle notti trascorse a custodire il gregge, che aveva ideato uno scherzo cominciando a gridare Al lupo, al lupo!” Uno scherzo, ripetuto per diverse notti, destinato però a costargli caro visto che la volta in cui il lupo era arrivato davvero nessuno aveva creduto all’allarme e il predatore si era divorato le pecore (e secondo una versione anche lo stesso pastorello). Una favola con una morale ben precisa: chi mente sempre, alla fine non viene più creduto. Chi non ascolta gli allarmi, veri, continuamente ripetuti, lanciati da chi sa che un pericolo reale si sta davvero avvicinando a gran velocità , rischia invece di essere non più credibile: una morale quest’ultima, frutto non di una favola ma di una realtà più volte raccontata dagli esponenti di Conftrasporto-Confcommercio che da settimane vanno lanciando (colpevolmente inascoltati) l’allarme sulla difficile (e a lungo andare, senza intervenire, insostenibile) situazione nella quale si trovano le aziende dell’autotrasporto. Un allarme che, in una sorta di rivisitazione della fiaba di Esopo, potrebbe suonare “Al fermo, al fermo”, preannunciando una più che possibile sospensione dei serviti di trasporto, indispensabili per garantire una vita normale in tempi “normali”, assolutamente vitali per sopravvivere ai tempi del Coronavirus. Una protesta, “diffusa” magari da piccolissime frange di autotrasportatori, disposti perfino a vestire i panni degli “untori” pur di assicurarsi un po ‘di visibilità, capace però di “contagiare” molte persone, con le difese immunitarie (mentali e psicologiche) indebolite da una politica disastrosa. Una situazione riassunta chiaramente in un comunicato stampa diffuso da Conftrasporto Confcommercio per lanciare l’ennesimo allarme. Allarme verissimo, ma colpevolmente inascoltato in passato da chi, continuando a far finta di nulla, non può più davvero pensare di poter essere creduto e credibile. “Da più di 15 giorni avevamo richiesto e avanzato proposte per dare liquidità immediata alle imprese che con il loro lavoro stanno tenendo in piedi l’Italia”, ricorda nel comunicato vicepresidente Paolo Uggè . “I modelli erano pronti: bastava copiare quanto fatto dalla Germania e dalla Svizzera. Ma il presidente del Consiglio non ci ha voluti ascoltare. Avevamo anche ipotizzato che le situazioni di disagio avrebbero potuto innescare manifestazioni di protesta organizzate da chi già nel passato aveva tentato di strumentalizzare il movimento dei forconi per proprie convenienze: oggi si apprende che già dalla prossima settimana, venendo meno ai protocolli sull’autoregolamentazione delle iniziative di protesta, il tentativo di strumentalizzare è partito. Le federazioni di settore responsabili”, prosegue Paolo Uggé, “ non proclameranno alcuna iniziativa di fermo, ma proteste spontanee potrebbero verificarsi. Il Governo dovrebbe rispondere nei tempi più rapidi possibili all’emanazione di alcuni provvedimenti annunciati (costi della sicurezza, tempi di pagamento, interventi sui pedaggi autostradali, riduzione di tempi di lavoro per il personale viaggiante) oltre ad attuare gli interventi necessari ad assicurare la liquidità alle imprese, che è un problema universale per il mondo imprenditoriale”. La conclusione? Potrebbe essere tranquillamente un’appendice della favola di Esopo: “Non è piacevole dover ricordare che l’avevamo detto, ma la situazione è veramente difficile”.