La lotta all’inquinamento attraverso l’utilizzo di gas naturale liquefatto per alimentare i mezzi pesanti è destinata a non avere un solo futuro, ma due. Uno più immediato (che in molti casi è già un “presente) e uno più lontano. Un “futuro semplice”, con protagonista il gas naturale liquefatto di origine fossile già disponibile in Italia in 63 stazioni di rifornimento, e con altre 42 pronte a essere realizzate, e un “futuro anteriore”, in cui il ruolo da protagonista dovrebbe essere invece assegnato al Bio-Lng, combustibile sostenibile per camion e navi prodotto dai rifiuti (dall’ “umido” ad altri rifiuti domestici, ma anche agricoli, e dell’industria alimentare) riducendo del 90 per cento le emissioni di gas sera. Un futuro anteriore, destinato ad accadere dopo che saranno avvenute altre cose (quando la tecnologia Lng sarà stata maggiormente testata e la sua affidabilità garantita? Quando la rete di punti vendita coprirà capillarmente il Paese? Quando ci saranno garanzie di poter contare su gassificatori realizzati sul territorio italiano senza dipendere da terminal esteri, primo fra tutti quello di Marsiglia, con il rischio di restare senza rifornimenti, come accaduto in occasione degli scioperi in Francia?), ma già indicato chiaramente, come scelta ambientale in sostituzione del gasolio per motori diesel, nelle direttive europee. Che attribuiscono proprio al biometano liquido il ruolo di possibile soluzione per raggiungere gli obiettivi del trattato di Kyoto per combattere i cambiamenti climatici. Scenari (presenti e futuri, semplici e anteriori) che sono stati illustrati a San Donato Milanese, nella sede di Snam, in occasione del convegno organizzato per parlare di trasporti sostenibili in occasione di un evento particolarmente importante: l’acquisto, da parte di Dn Logistica, società che trasporta i tubi in acciaio del gruppo Snam, di 100 nuovi mezzi prodotti da Scania e alimentati a Lng che entreranno in servizio nei prossimi cinque anni. Un importante passo in avanti verso la tutela ambientale, in un percorso ben più ampio, come ha voluto sottolineare Federico Ermoli, responsabile della transizione energetica di Snam, gruppo il cui piano industriale “al 2023 prevede oltre 400 milioni di nuovi investimenti nei nuovi business della transizione energetica, incluse le iniziative infrastrutturali, per sviluppare la distribuzione e l’approvvigionamento di gas naturale compresso e gas naturale liquefatto per i trasporti, oltre che la filiera del biometano”. Ovvero del futuro anteriore, indicato come nuovo straordinario punto d’arrivo da Licia Balboni, presidente di Federmetano, che ha voluto però sottolineare, oltre all’importanza di quanto potrà essere fatto in futuro, anche quanto realizzato nel “passato”, o almeno nel più recente, che ha visto l’Italia “arrivare ad avere una rete di 63 punti di distribuzione, praticamente un quarto della rete di tutta l’Europa, dopo aver realizzato la prima “stazione di Lng” solamente nel 2014”.
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