È morto il papà che a Verona non era riuscito a strappare i figli dall’inferno del bus in fiamme

Il 20 gennaio a Verona aveva tentato senza riuscirci di salvare i suoi due figli, Laura e Balàzs, prigionieri dell’inferno di fuoco originatosi dopo lo schianto del pullman sul quale viaggiavano, in gita scolastica, contro un pilone di cemento distante solo mezzo metro dal guard rail, sull’A4 Milano. Rimasto gravemente ferito nel corpo e soprattutto nell’anima, Gyorgy Vigh, non si era mai ripreso da quella tragedia della quale ora è diventato la 18ª vittima, come ha affermato il presidente dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada Onlus che ha espresso il più grande cordoglio e vicinanza alla famiglia Vigh. “Sono davvero numerosi i genitori, i fratelli, le sorelle, i nonni, che esalano l’ultimo respiro anche ad anni di distanza da una tragedia. Anche loro sono vittime dello stesso tragico evento, vittime condannate a un dolore la cui fine coincide solo con la morte e che non sono e non saranno mai incluse nelle conseguenze dirette di un incidente stradale”, ha affermato Alberto Pallotti. “Loro saranno ignorate dal tempo, dimenticate, anche nei tribunali. Non conosceranno giustizia. La nostra associazione si è già costituita parte civile nel processo penale in corso e combatterà affinché anche questi addii ottengano giustizia. Cercheremo di far valere le ragioni dello sfortunato Gyorgy, che è scomparso, realmente, a nostro avviso, nella notte dell’incidente. Le morti improvvise rendono i sopravvissuti esseri non viventi. Le vittime ‘collaterali’ vanno aiutate, capite e tutelate. Nessuno si è mai fatto carico di questa grave lacuna del sistema sociale e giuridico italiano, affrontando una problematica che riteniamo tremendamente attuale. Ciao Gyorgy, eroe”.

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