“La riunione convocata dal prefetto di Milano Renato Saccone per un confronto sui problemi legati ai contratti di appalto nel settore della logistica, emersi sempre più frequentemente negli ultimi tempi, ha fornito due conferme: che l’illegalità nel settore è sempre più diffusa e che ripristinarla è un problema politico nazionale non più rinviabile, da affrontare e risolvere senza più se ne ma”. Sono queste le prime parole pronunciate da Claudio Fraconti, vicepresidente di Fai Conftrasporto, al termine dell’incontro che ha visto riuniti attorno a un tavolo della prefettura il presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano, Fabio Roia, i rappresentanti di tutte le organizzazioni sindacali regionali, quelli delle associazioni di categoria, dell’Ispettorato del lavoro, delle forze dell’ordine, e ancora delle centrali Cooperative e del politecnico di Milano, chiamati a trovare, tutti insieme, una strada per ripulire il mondo della logistica e dei trasporti da “fenomeni allarmanti”. Fenomeni come quelli del caporalato, emerso in modo preoccupante in seguito al commissariamento di una grande realtà multinazionale presente nel comparto milanese, con la divisione Contract Logistics di Ceva Logistics Italia, filiale italiana della multinazionale che ha sede in Svizzera, messa sotto la tutela del Tribunale, proprio nell’ambito di un’indagine su caporalato e sfruttamento del personale addetto alla movimentazione interna. Un primo caso in Italia che vede coinvolta una multinazionale della logistica e che secondo molti potrebbe rappresentare solo la punta dell’iceberg, cartina di tornasole di un fenomeno talmente vasto, come è stato affermato durante l’incontro, da richiedere che “tutti gli attori della filiera, compresi i committenti che appartengono ai settori produttivi più disparati come l’editoria, le telecomunicazioni, gli elettrodomestici, la chimica e l’alimentare, solo per citarne i principali, siano coinvolti in un lavoro di rapido risanamento del comparto”. Un risanamento indispensabile, come sottolineato dallo stesso prefetto, per l’importanza che riveste la logistica nell’economia del nostro Paese e per l’ esigenza di un’economia sana. Depurata, appunto, da fenomeni come quelli del caporalato radicato anche nel settore dell’autotrasporto per il quale Claudio Fraconti, intervenuto all’incontro come Fai Territoriale di Milano – Monza e Brianza – Lodi – Pavia insieme con la vice presidente Simona Ubbiali e il segretario Marco Colombo, ha chiesto al prefetto di aprire rapidamente anche un tavolo specifico, al quale portare magari, come punto di partenza per un’analisi, i dati raccolti attraverso il nuovo Osservatorio interprovinciale per monitorare e incidere seriamente sulla moralizzazione del comparto, recentemente avviato con le organizzazioni sindacali. Dati che potrebbero accendere nuove inquietanti luci”, ha affermato Claudio Fraconti, “su un fenomeno già ampiamente descritto in un libro, intitolato semplicemente “ Camionisti” pubblicato nel 1985, nel quale, dopo una lunga inchiesta sul settore, si dipingevano già i contorni dello sfruttamento dei lavoratori degli appalti, allora denominati “facchini”, serbatoio di precariato e lavoro nero, dove la mafia già allora aveva i suoi puntelli. “Ripristinare rapidamente la legalità, arrivando a un patto operativo e concreto fra tutti i soggetti interessati per riportare la trasparenza, la sicurezza sociale e la tutela di lavoratori e imprese, in un settore fortemente penalizzato da situazioni di mancato rispetto delle regole e, ancora più grave, da infiltrazioni di malavita organizzata, è indispensabile”, ha concluso Claudio Fraconti, preoccupato che “queste prime indagini possano trasformarsi in un ciclone del tutto simile a quello che fu Tangentopoli, con l’effetto di paralizzare tutto il sistema logistico lombardo con sicuri risvolti nazionali”. Quali potrebbero essere i primi passi da compiere? A indicarli è stato ancora una volta Claudio Fraconti: “Portare il problema all’attenzione nazionale; coinvolgere il mondo della committenza, richiamando i grandi committenti – spesso grosse multinazionali – ad agire nel rispetto delle regole poste a tutela della corretta concorrenza, dei lavoratori e delle imprese del settore; rimarcare la necessità di applicare in modo puntuale e deciso le norme che già esistono a tutela della legalità del comparto”. E, da ultimo, ma non certo per importanza, “fare opportune verifiche su quelle sigle pseudo sindacali che, di fatto, obbligano le aziende ad appaltare i servizi di logistica a società cooperative da esse segnalate e controllate, che operano senza il benché minimo rispetto delle norme di sicurezza e di corretto rapporto con i lavoratori. Manovre da fare in fretta, per impedire di lasciare strada libera a continue irregolarità che danneggiano, fino a metterle fuori mercato e farle chiudere ,imprese che operano invece nel rispetto della legalità”.