Carlotta, l’autotrasportatrice che chiede ai colleghi di trainarla fino al Parlamento europeo

Svolgere un’attività che “incrocia” continuamente la propria strada con quella della politica, “scontrandosi” spesso con interlocutori che non conoscono quel lavoro, quel mondo, facendo così perdere nei migliori dei casi tempo e nei peggiori denaro e opportunità di crescita a moltissime imprese, può rappresentare un carico pesantissimo da dover trasportare, un freno a mano tirato divenuto insopportabile. È per questo che un’ampia fetta dell’autotrasporto italiano sta facendo il tifo perché alle prossime elezioni europee quel “tratto di strada” che troppe volte ha di fatto separato i lavoratori dal settore dalla politica venga “colmato”. Nel modo più semplice ed efficace: facendo sedere un rappresentante del settore, un imprenditore dell’autotrasporto direttamente su una poltrona dell’Europarlamento, in modo che possa guidare i nuovi “colleghi politici” a capire i reali problemi del settore, a trovare le soluzioni. Un rappresentante che oggi ha un nome e un volto ben precisi: quelli di Carlotta Caponi, giovane imprenditrice nel settore dell’autotrasporto oltre che segretaria regionale , per l’Umbria, della principale associazione di categoria, Fai Conftrasporto, decisa a guidare questa“manovra” per dare al settore una voce in più Europa. Per far si, come racconta lei stessa, che “per la prima volta si mandi un autotrasportatore a Bruxelles non per un carico o una consegna, ma direttamente in aula, per dare una risposta concreta a una domanda che negli anni si è fatta sempre più forte : dare voce ai nostri operatori”. Una domanda alla quale Carlotta Caponi, classe 1982, laureata in Economia aziendale all’Università degli studi di Perugia prima di entrare lavorare nell’azienda di famiglia specializzata nel trasporto di bestiame (con il padre a farle da maestro, ma anche a guidarla, da storico sostenitore dell’associazionismo, nel mondo della federazione dove, appena ventiquattrenne, sulla base dell’esperienza maturata sul campo e della conoscenza delle lingue è stata scelta per rappresentare a Bruxelles e Ginevrala federazione all’Iru, l’International Road Union) ha accettato di dare una riposta mettendosi in gioco anche sul terreno della politica. Con l’augurio di poter raggiungere gli stessi traguardi conseguiti al “volante” della Fai Umbria, nata nel 2012, e che oggi conta oltre 100 aziende associate e un parco veicolare di oltre 3000 mezzi, diventando europarlamentare per far sì che il “suo mondo professionale” possa contare su un rappresentante politico là dove ogni nuova strada verso il futuro viene tracciata. “Un rappresentante politico” che sa di cosa parla, sa quali sono i problemi sul tavolo e quali le possibili soluzioni, perché questo è fondamentale”, afferma Carlotta Caponi: “avere come interlocutore istituzionale un politico che sia anche un “tecnico” . Renderebbe più agevole portare sui tavoli decisionali tutte quelle questioni che un settore come l‘autotrasporto non riesce a far comprendere al politico di turno, che troppo spesso è lontano anni luce dalla quotidianità di una realtà complessa come la nostra”. A proposito di problemi e soluzioni: la sua associazione, Conftrasporto-Confcommercio, proprio in vista delle prossime elezioni europee ha realizzato e trasmesso a tutte le forze politiche e ai candidati un manifesto in cui indica alcuni temi caldissimi da affrontare: il primo riguarda la realizzazione delle reti Ten-T…. Quanto “valgono” per il futuro dei trasporti merci e, dunque, dell’economia italiana? “Premetto che Emma Bonino, leader della coalizione +Europa, che mi vede in campo nella circoscrizione Centro (Umbria, Marche, Toscana e Lazio), ha condiviso pubblicamente il documento di Confcommercio, con le otto sfide politiche generali, proposte dalla Confederazione, menzionando in maniera particolare la parte relativa alle politiche trasversali auspicate da Conftrasporto “per una strategia europea integrata dell’accessibilità”. Per quanto riguarda le nuove infrastrutture lineari (ferroviarie, stradali e fluviali) e puntuali (nodi urbani, porti, interporti e aeroporti) considerate rilevanti a livello comunitario e che vedono l’Italia interessata da quattro dei nove “corridoi” individuati 9 rappresentano un “passaggio” cruciale per il nostro Paese, per la nostra economia , per il nostro turismo: l’efficientamento di collegamenti ferroviari e stradali, il completamento di collegamenti di “ultimo miglio“ a porti e aeroporti non solo indispensabile, è vitale. Non esiste accessibilità senza collegamenti adeguati e dunque infrastrutture adeguate: senza la garanzia di una libera, efficiente e sicura circolazione di beni, oltre che di persone, non solo mineremmo le basi di uno dei principi fondanti dell’Europa, ma metteremmo in grave difficoltà tutto il sistema produttivo italiano. Immaginate cosa significa non poter evadere le consegne di merci e beni nei tempi previsti: perdita di ordinativi, e, nel tempo, scelte obbligate di delocalizzazione con conseguenti perdite occupazionali importanti”. Per contrastare invece la concorrenza sleale, altro punto “chiave” del manifesto, cosa occorre fare? “Occorre mettere al centro del proprio programma elettorale la realizzazione di un mercato del lavoro e di un welfare davvero europei, con regole e strumenti di protezione comuni, con l’obiettivo di abbattere le barriere culturali, linguistiche e amministrative per premiare l’impegno e la preparazione. Dobbiamo difendere i nostri operatori, le imprese che operano in maniera leale e i lavoratori su cui si investe, che non devono essere danneggiati da fenomeni di dumping sociale. Occorre una nuova stagione di riforma della legislazione europea, con l’introduzione di regole comuni che riconoscano le differenze e le sensibilità nazionali, che eliminino le barriere alla mobilità dei lavoratori ma che favoriscano una maggiore armonizzazione”. Altro tema fondamentale: la sostenibilità ambientale, che potrebbe essere “sostenuta” per esempio, come voi andate chiedendo da tempo, aiutando le imprese a rinnovare le flotte, magari attuando davvero quello che rischia di restare solo un bello “slogan politico”, ovvero chi più inquina più paga…. Da “europarlamentare” su questo tema che richieste avanzerebbe? “Durante questa campagna elettorale sto sentendo numerose “ricette“, più o meno realizzabili. Ritengo che fissare obiettivi troppo stringenti, dimenticando che dall’altra parte si sta parlando con operatori del settore già fortemente vessati da una crisi economica importante, non sia la soluzione più adeguata. Abbiamo il dovere d salvaguardare l’ambiente ma dobbiamo anche tutelare le imprese e i lavoratori, fissando obiettivi ambiziosi ma che non siano solamente spot elettorali. Credo che saremo in grado di ridurre sensibilmente le emissioni di CO2 nel campo dell’autotrasporto solo se ognuno farà la sua parte: la politica, con fondi europei per la rottamazione di mezzi inquinanti con il contestuale acquisto di mezzi a emissioni ridotte, o fondi  per l’acquisto di mezzi alimentati con fonti di energia alternativa (Lng); le associazioni di categoria, prendendo per mano le imprese e supportandole in questo senso; le imprese, facendo questo grande salto di qualità nella consapevolezza che l’associazione di categoria è al loro fianco. Un po’ quello che si è già realizzato da noi in Fai Umbria: una sinergia che vede coinvolti imprenditori, associazione e ministero alle Infrastrutture e ai trasporti , con l’utilizzo di fondi per l’ammodernamento delle flotte. Posso dire senza tema di smentita che negli ultimi due anni, oltre otto milioni di euro sono stati investiti dalle nostre aziende umbre in tale senso e, posso altresì affermare orgogliosamente di aver accompagnato questi coraggiosi imprenditori dell’autotrasporto umbro, verso acquisti più consapevoli e più “green”. Ultimo tema: la nuova via della Seta. Potenzialmente una grande opportunità, ma col rischio, evidenziato sempre da Conftrasporto, di doverla “subire”. “Senza adeguate infrastrutture, la riscoperta della “via della Seta“ potrebbe trasformarsi in un’altra, l’ennesima, occasione mancata per l’Italia. Dicevamo delle reti TEN –T: occorre quanto prima potenziare la dimensione euro mediterranea (per intenderci, il corridoio Mediterraneo che attraversa il Nord Italia da Ovest a Est, congiungendo Torino, Milano, Verona Venezia, Trieste, Bologna e Ravenna). E a questo punto, risulta imprescindibile la realizzazione di una vera e propria “metropolitana d’Europa” (e non solo la TAV per portare turisti da Torino a Lione, come qualcuno tenta di sminuire), che consentirà lo sviluppo dell’intermodalità e genererà grandi benefici per le merci, e ovviamente, per le persone e i flussi turistici, e che metterà in rapida connessione comunità, conoscenze e opportunità di importanti città motori dello sviluppo europeo”. Che effetto fa candidarsi per “sedersi al volante” di un’Europa unita e poi vedere che ognuno sembra però andare per la propria strada, come ha dimostrato a più riprese l’Austria con il contingentamento dei Tir ai valichi alpini che rischia di penalizzare la competitività di importanti territori italiani? “Dobbiamo uscire dalla logica dei nazionalismi, delle chiusure, dei muri, delle barriere: un ulteriore isolazionismo non ci aiuterà a uscire da quel cono d’ombra dove i nostri governanti, ahimè poco presenti a rivestire il loro ruolo politico a Roma e a Bruxelles, e troppo presenzialisti nelle piazze o ai balconi, ci hanno relegato. Più Europa non è un incitamento a un’ulteriore burocrazia o alla perdita delle nostre tradizioni o delle nostre radici culturali. L’Italia ha bisogno di più Europa nel senso di un’Europa più unita di quella attuale, meno divisa, fondata sulla libera circolazione delle persone, delle idee, delle merci, dove tutti gli stati membri siano chiamati a fare la loro parte. Non possiamo permettere che i Paesi al di sopra della barriera alpina, Austria in primis, rendano il passaggio dei valichi alpini un’ operazione ulteriormente contingentata e costosa, aggiungendo alle difficoltà naturali quelle indotte da misure di regolazione dall’impianto discriminatorio”. Il suo vicepresidente nazionale, Paolo Uggè, ha parlato di una campagna elettorale che appare come la più distante dai problemi della gente e delle imprese di questi ultimi anni: è d’accordo? “Il presidente ha ragione: sentiamo parlare di temi francamente poco attinenti alla quotidianità di uomini, donne, imprese, lavoratori. Spot elettorali di breve durata, lanciati per sondare il terreno e subito tolti se non raggiungono un numero considerevole di “like“: tutto e il contrario di tutto. Non dobbiamo solo enunciare i problemi ma abbiamo il dovere morale di proporre delle soluzioni che siano supportate da dati veri e soprattutto realizzabili. Tutti puntano a parlare “alla pancia degli italiani“: io vorrei dialogare anche con i tanti ottimi cervelli degli italiani, ed è a loro soprattutto che voglio rivolgermi. Magari per impedire quanto avvenuto fin qui: mi riferisco, per esempio, al fatto che nella passata legislatura la Commissione trasporti ha messo a disposizione dell’Italia 48 miliardi di euro di cui ne abbiamo sfruttati poco meno di uno…. Occorre dire le cose come stanno e non solo quello che la gente vuol sentire: alle sedute del Parlamento europeo bisogna essere innanzitutto presenti, possibilmente con persone preparate e capaci”. Non c’è il rischio che queste elezioni europee possano vedere una scarsa affluenza ai seggi? “Siamo di fronte alle elezioni europee forse più importanti di sempre e, qualunque sia l’esito, le sorti dell Europa cambieranno comunque radicalmente: sia che dovesse prevalere il sentimento  nazionalista/populista, sia, come credo e spero, dovessero prevalere gli ideali europeisti. Dal mio punto di vista, non esiste un’alternativa all’Europa, per l’Italia in primis. Solo l’Europa forte e rinnovata potrà garantire prosperità, lavoro e soprattutto potrà continuare a garantire la pace, che perdura da oltre 70 anni anche grazie all’Europa (basta guardare la polveriera che c’è poco distante dai nostri confini)”. Immagini di avere di fronte un autotrasportatore deluso, stanco di ascoltare solo belle parole, deciso a non votare : cosa gli direbbe per fargli cambiare idea? “Gli direi innanzitutto che so perfettamente cosa pensa quando si sveglia al mattino e quali sono i pensieri che lo tengono sveglio la notte. Gli direi che è proprio questa sua delusione, che anch’io ho provato e provo, che mi ha spinto a impegnarmi in Fai anni fa, e oggi anche in politica: perché tutte le sue difficoltà, le incongruenze, i paradossi che lui subisce, li conosco e li subisco anch’io. Gli direi però anche che non possiamo permetterci di lasciare il nostro posto vuoto in politica, perché non è detto che lo occuperà qualcuno capace di affrontare e risolvere i tanti problemi della categoria. Dobbiamo andare a votare per cambiare questa Europa, e cambiare questa Italia, perché, come diceva don Milani “A cosa serve avere le mani pulite, se poi le teniamo in tasca?”. Sempre il suo presidente nazionale Paolo Uggé dal sito Conftrasporto.it ha definito la possibilità di “avere una persona espressione diretta della categoria nel prossimo Parlamento europeo una fortuna inaspettata” e l’eventuale voto assegnato a lei un “ investimento”. Si sente pronta a ripagare tutti i “colleghi” che sceglieranno d “investire” su di lei? “Paolo Uggé è stato ed è una guida, una lucida e imparziale mente pensante nel variegato mondo dell’autotrasporto, una voce libera, forte e chiara, che ha sempre messo al centro della sua vita l‘autotrasporto. Ha una dote innata: quella di essere leader saggio, pacato, coinvolgente, sapiente. Lui mi volle per rappresentare Fai Conftrasporto all’Iru nel 2006, così come nel 2012 mi propose quale segretario Fai Umbria. Quando l’ho informato della mia candidatura era molto sorpreso, ci ha riflettuto un secondo e subito dopo ha fatto un sorriso soddisfatto. Come mi sento? Emozionata moltissimo, ma soprattutto pronta e onorata di avere la possibilità di poter a mettere a frutto tutto quello che ho imparato, da mio padre prime e dalla Fai dopo”.