Uggé: “L’Italia deve multare i camionisti stranieri che non parlano bene la nostra lingua”

Chi di concorrenza sleale ferisce di concorrenza sleale perisce? E quanto chiede al Governo italiano il vicepresidente di Conftrasporto Paolo Uggè che dopo essere venuto a conoscenza di quanto accaduto in Germania, dove un conducente italiano che non non era in grado di esprimersi nella lingua locale è stato accusato proprio di concorrenza sleale è punito con una sanzione, estesa all’impresa, di diverse migliaia di euro, è passato immediatamente al contrattacco. Invitando il Governo Italiano a introdurre un’identica disposizione per punire, in modo identico, autisti tedeschi (ma anche di altri Paesi) che guidino in Italia senza parlare la nostra lingua. Un invito che Paolo Uggè ha pubblicato nel suo appuntamento settimanale con i lettori, il Punto, pubblicato sul sito di Conftrasporto (cliccate qui) evidenziando come “la concorrenza sleale nel mondo dell’autotrasporto non sia solo a quella adottata dai Paesi dell’Est. “Secondo le normative di questi Paesi se il conducente non conosce la lingua della nazione dove opera, deve avere a bordo una persona di supporto che sia in grado di parlarla. Un esempio? la Germania ritiene vi sia una violazione agli articoli 46, 49 del Codice della strada da parte dell’impresa estera che utilizza un autista  che ignori la  lingua tedesca”, spiega il vicepresidente di Conftrasporto. “In questo caso deve essere accompagnato da una persona di supporto. In assenza di tale condizione si ritiene l’impresa avvantaggiata ed in grado di distorcere la concorrenza. Ma quanti conducenti esteri conoscono il nostro bell’idioma? Una norma in palese contrasto con le disposizioni comunitarie che viene sempre più applicata. E le sanzioni ammontano anche a qualche migliaia di euro”. Da qui la richiesta al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti “di intervenire introducendo nel codice una identica disposizione, salvo vi sia un intervento immediato delle Autorità comunitarie che impedisca, questo atto illegittimo. Fino a che queste normative non verranno cassate chiediamo diventino vigenti anche nel nostro Paese. Un risultato si otterrà: mettere un freno all’invasione di imprese estere, soprattutto dell’Est, che si muovono sulle nostre strade e quando incappano in un controllo fingono di non comprendere la lingua italiana, così riuscendo spesso a farla franca. Contrastare l’immigrazione illegale è un dovere”, ha concluso Paolo Uggé, “ ma anche consentire che le nostre imprese siano messe in difficoltà da comportamenti furbeschi, non è il massimo”.