Incidenti causati dai Tir destinati a crescere. Ecco perché succederà senza interventi immediati

“In futuro gli incidenti stradali con coinvolti mezzi pesanti saranno destinati ad aumentare per colpa della presenza su strade e autostrade di troppi mezzi vecchi e pericolosi”. È una previsione decisamente allarmante, e che non può non obbligare a riflettere,  quella fatta da Franco Fenoglio, presidente della Sezione veicoli industriali di Unrae, l’associazione delle case automobilistiche estere in Italia, che  intervenendo alla tavola rotonda organizzata da Fai Brescia in occasione della sua assemblea generale per analizzare vari temi legati all’autotrasporto in Italia, a partire proprio dalla sicurezza, non ha avuto esitazioni: “il rischio che la situazione possa aggravarsi è reale e sono i dati a testimoniarlo”. Dati che  il presidente di Unrae, oltre che di Italscania  Spa,  ha  presentato evidenziando innanzitutto come “il parco circolante italiano risulti essere tra i più datati d’Europa, con il 63,1 per cento dei veicoli, corrispondenti a 418.500 mezzi su un totale di 663.500, ante Euro 4. E soltanto 82.300 veicoli, il 12,4 per cento del parco circolante, è Euro 6″, ha aggiunto Franco Fenoglio. “Questo provoca conseguenze negative non solo dal punto di vista ambientale ma anche e soprattutto dal punto di vista della sicurezza”. Un’affermazione immediatamente supportata dai dati: “Basti pensare che solo il 4,2 per cento dei mezzi in circolazione è dotato dei più avanzati sistemi di sicurezza introdotti a partire dal novembre 2015, e mi riferisco in particolare ai sistemi di sicurezza attiva Aebs, ovvero al sistema complessivo avanzato per frenata autonoma di emergenza,  e all’ Ldw, il sistema che segnala automaticamente quando il mezzo pesante non rimane nella propria corsia di marcia”.  Sistemi, come ha prontamente commentato il vicepresidente nazionale di Conftrasporto Paolo Uggè, seduto al tavolo dei relatori insieme a Franco Fenoglio  nella sala conferenze di Ubi banca a Brescia, che forse avrebbero potuto impedire tragedie stradali, come quella avvenuta in estate alle porte di Bologna dove un’autocisterna carica di gas ha tamponato un altro mezzo pesante incendiandosi”. Incidenti che potrebbero ripetersi con maggior frequenza, secondo la previsione di Franco Fenoglio, proprio per l’insicurezza di troppi mezzi pesanti in circolazione e destinati a viaggiare ancora per olto tempo se il Governo non saprà intervenire. “Perchè  il  rinnovo del parco circolante procede a rilento”, ha aggiunto sempre Franco Fenoglio, “perchè con  con i ritmi attuali saranno necessari circa 17 anni per ottenere il rinnovo completo del parco ante Euro 4. Ecco perché sostengo che, con questi presupporti, l’incidentalità dei mezzi pesanti è destinata a crescere”. Una vera e propria emergenza di fronte alla quale  appare indispensabile non intervenire più con “singoli” interventi, spesso  slegati fra di loro, ma pianificando una strategia, mettendo in campo decisioni “strutturali”. Ma quali sono le manovre che il Governo potrebbe/dovrebbe avviare per sostenere il mondo dell’autotrasporto in questo ricambio radicale dei mezzi più vecchi e pericolosi sia per l’ambiente sia per la sicurezza?  “Il Governo dovrebbe definire una politica industriale e sociale del settore che, considerata la sua portata strategica, identifichi interventi strutturali di sostegno che comprendano il rinnovo e l’ammodernamento del parco, incrementandone sensibilmente la sostenibilità, la sicurezza e quindi l’affidabilità”, è la risposta del presidente di Unrae. “Il mercato, infatti, è fortemente influenzato dalla disponibilità di incentivi non strutturali finora previsti da varie norme di legge. Si determinano così situazioni di rinvio delle decisioni di acquisto di fronte all’aspettativa di nuovi provvedimenti di sostegno. Per favorire un rapido rinnovo/ricambio del parco dei veicoli circolanti, sono necessarie politiche di sostegno agli investimenti così da raggiungere la maggiore sostenibilità ambientale ed economica possibile, nonché la massima sicurezza della circolazione e del trasporto, anche attraverso meccanismi di premialità (bonus-malus) legati al principio che chi più inquina ed è meno sicuro, più paga. Peccato che attualmente in Italia le cose siano ben diverse: visto che, come testimoniato da uno studio presentato recentemente a Cernobbio al 4° Forum Conftrasporto Confcommercio, attualmente i mezzi stradali meno inquinanti pagano più tasse anche dei mezzi più inquinanti”. Un quadro già di per se  ad alto rischio aggravato dall’emigrazione all’estero di imprese di autotrasporto italiane, non solo verso i Paesi dell’est europeo, ma anche verso Paesi a noi più vicini quanto a situazione economica e sociale, che, spiega sempre il presidente di Unrae, “ci indica che per l’Italia è particolarmente difficile sostenere in condizioni di sostanziale equilibrio la competitività degli altri Stati e dei relativi sistemi trasportistici. È quindi necessario mettere in atto delle azioni che consentano alle aziende italiane di operare nel nostro Paese, evitando il costante esodo all’estero che determina una perdita di risorse preziose per l’Italia. Per concludere il Governo dovrebbe mettere in atto della azioni più incisive per sostenere fiscalmente le aziende di autotrasporto che impiegheranno i giovani specificamente formati con fondi pubblici per progetti dedicati (per esempio il progetto Giovani conducenti promosso dall’Albo con le diverse associazioni di categoria) al fine di evitare che quei giovani finiscano poi per trovare impiego in altri Paesi, dove la carenza di conducenti è sentita come in Italia, ma dove la gestione delle aziende di autotrasporto è meno complicata e le condizioni di lavoro sono migliori”. Una situazione ad alto rischio che richiede immediate risposte dal Governo, ma non solo.Anche il mondo dell’autotrasporto può e deve contribuire a questa campagna di sicurezza…  “Sarebbe di fondamentale importanza dare maggior importanza al ruolo del conducente di veicoli industriali, alla sua formazione professionale”, sottolinea Franco Fenoglio “e questo proprio perché la tecnologia applicata oggi ai veicoli industriali è la più sofisticata e aggiornata tra quante equipaggiano i mezzi stradali. Le case costruttrici di veicoli industriali hanno investito e continuano a investire somme importanti nello sviluppo di soluzioni di trasporto sostenibili e al tempo stesso sicure. Questi mezzi, estremamente all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, richiedono però un’elevata qualificazione dei conducenti, che oltre a saper condurre il veicolo secondo canoni di comportamento “virtuoso” in termini di risparmi energetici e sicurezza, dovranno avere una “cultura” della logistica più ampia e responsabile, e occuparsi anche delle operazioni accessorie alla guida, in una ottica di gestione complessiva del trasporto che stanno effettuando. Quella del conducente di veicoli industriali sarà una professione particolarmente richiesta nei prossimi 5 anni, secondo alcune stime in Italia avremmo bisogno di 20.000 autisti, 180.000 in Europa. È di fondamentale importanza che queste risorse siano formate per svolgere al meglio la propria professione”.

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