Sotto le macerie del ponte a Genova è rimasta sepolta anche la credibilità di certi politici

Fare demagogia, facendo promesse che hanno come scopo solo quello di accaparrarsi consensi politici, è di per se brutto. Farlo di fronte alla tragedia del ponte Morandi è mostruoso. È per questo, per il rispetto che si deve alle vittime e ai cittadini di Genova colpiti dalle conseguenze del crollo, che occorre rifuggere da qualsiasi forma di demagogia pensando a una sola cosa: velocizzare le procedure per ricostruire il collegamento autostradale che è venuto a mancare.  Ed è per questo che è necessario oggi che la “politica politicante” si faccia da parte, lasciando spazio ai sentimenti e al raziocinio. Oggi esiste un commissario al quale occorre affidarsi e che deve essere sostenuto. Le sue prime esternazioni sono da sottoscrivere in pieno. “Se si fonde il motore della tua Golf cosa fai? Chiami la Ford e gli dici aggiustalo e addebitatelo ad altri, oppure telefoni alla Wolkswagen urlando mettetelo a posto o vi faccio un mazzo così?”. Questo forte richiamo,  che inquadra in modo netto e adeguato la situazione di Genova e della Liguria intera, che è peraltro in linea con l’appello del cardinal Bagnasco (che ha voluto subito rimarcare come si debba prima di tutto occuparsi delle persone e poi costruire rapidamente il Ponte) e che per non rischiare di passare inosservato è stato ribadito in un’intervista rilasciata al settimanale Panorama, dovrebbe essere più che sufficiente per richiamare tutti al buon senso. Dovrebbe: invece stride con le dichiarazioni roboanti che alcuni leader di governo hanno rilasciato. Ma come si fa a non condividere l’idea di pretendere che la ricostruzione venga affidata a chi ha il dovere, se non altro per impegno contrattuale, di assicurare in tempi più ristretti possibili il collegamento venuto a mancare? E la ricerca delle responsabilità? Può forse essere affidata a una parte in causa? Non dimentichiamo mai che il ministero è comunque parte in causa avendo l’obbligo di garantire la vigilanza. Per questo non può essere giudice e la terzietà non può che essere garantita dalla magistratura inquirente, secondo un elementare principio. Le condanne di natura politica sono solo strumentali. La “politica politicante” se davvero non vuol allontanarsi definitivamente dalla “gente comune” dovrebbe fare solo una cosa: prendere esempio dagli imprenditori e dai cittadini di Genova che stanno reagendo “alla grande” di fronte alla tragedia. Non v’è dubbio che esistano grossi problemi ma questo non ha impedito, per esempio, la funzionalità del porto. Abbiamo letto proprio in questi giorni dichiarazioni in tal senso dal comandante Gianluigi Aponte. Solo prendendo esempio da coloro sui quali ricade prevalentemente la gran parte dei danni e intervenendo urgentemente con misure di natura finanziaria (da parte delle autorità nazionali ma anche comunitarie competenti) si potrà prendere finalmente una strada diversa da quella di una sempre più odiosa demagogia. La Commissaria europea ai trasporti Violeta Bulc ha dato assicurazioni sulle possibilità di intervento, sostenendo tra l’altro che l’ente regionale potrebbe avviare una procedura che non impatterebbe con la regola della “de minimis” . Evitiamo che demagoghi e istrioni incompetenti continuino a fare confusione. Il Governo lasci l’autonomia delle decisioni al livello locale e certamente i risultati si vedranno in tempi rapidi. Si evitino le passerelle inutili e le dichiarazioni pittoresche che in una situazione complessa come quella in essere a Genova non possono che suscitare indignazione e diffidenza nei confronti della politica, soprattutto se chi oggi grida di più ha delle pesanti responsabilità per non aver realizzato la Gronda a nord di Genova.   

Paolo Uggé, vicepresidente nazionale di Conftrasporto e Confcommercio.