Porre forme di contingentamento ai Tir al Brennero, come il governo austriaco pensa di fare con una decisione unilaterale, non è possibile. Il ministro per le Infrastrutture e trasporti Danilo Toninelli, assente “volontario” al summit austriaco-tirolese di Bolzano (probabilmente perché ha compreso che l’incontro sarebbe stato una trappola e forse anche per un atto di solidarietà con il collega tedesco che a sua volta ha disertato l’incontro organizzato per affrontare la sempre più delicata questione) sul punto è stato chiarissimo, ribadendo e rafforzando le posizioni già espresse con dichiarazioni che non lasciano spazio a dubbi o interpretazioni. Un buon inizio, che Fai-Conftrasporto ha subito riconosciuto, nella consapevolezza però che il problema rimane. Difficile ipotizzare infatti che i nostri confinanti possano mollare la presa: come hanno sempre fatto, metteranno in atto ostacoli per rallentare l’attività di autotrasporto. Dispensando abbondanti dosi di fantasia che evidentemente non manca a questi signori. Basta pensare all’azione di dumping messa in atto sul prezzo del gasolio: è ovvio che se le differenze di prezzo del carburante sono più che significative, tutti effettuano rifornimento ai distributori di quel Paese. Per l’Italia questo significa meno imposte per lo Stato e riduzioni di fatturato per i gestori delle aree di servizio. Forse sarà il caso di mettere in atto azioni di contrasto adeguate, dando dimostrazione che la fantasia italiana non è certo inferiore di quella degli austriaci. Detto ciò che occorreva dire sulla vicenda Brennero, occorre poi sottolineare anche altri aspetti che se non affrontati potrebbero aprire un contenzioso con il Governo nazionale. Primo aspetto: la ridotta funzionalità degli uffici della Motorizzazione civile che oggi consente ad automezzi pesanti di circolare senza aver effettuato le revisioni. Questo non certo per colpa degli uffici territoriali del ministero o per volontà degli operatori: se il personale tecnico non è sufficiente, nonostante alcune assunzioni, non si può percorrere molta strada e l’unica cosa da fare è invertire il senso di marcia rapidamente. Ogni giorno in più trascorso senza aver posto rimedio costa carissimo: le nostre imprese di autotrasporto che operano sui mercati internazionali sono infatti penalizzate in quanto se nel corso di un controllo risultano senza revisione viene loro sequestrato l’automezzo e viene inflitta una pesante sanzione. È un fattore non solo di sicurezza ma anche economico. Una possibile soluzione facile e immediata? Si faccia un provvedimento con il quale si terziarizzano anche per i mezzi pesanti le revisioni. Altri aspetti prioritari sono legati alle scelte europee che riguardano le azioni anti dumping o l’utilizzo del cabotaggio, temi che nel mese di luglio saranno sottoposti all’esame del Parlamento europeo. Ma prioritario sarà anche riflettere, senza ulteriori rinvii, sulla sostenibilità: le associazioni di categoria, che hanno già chiesto un incontro con il ministro, hanno proposte da avanzare ma non possono certo presentarsi all’appuntamento senza sapere quali soluzioni saranno adottate, in materia di accise sul rimborso del gasolio, all’atto delle scadenze, senza sapere cosa intende fare il nuovo esecutivo per quanto concerne i trasferimenti di risorse già pattuiti con il precedente governo. Le federazioni responsabili della rappresentanza della categoria in tutti questi anni hanno saputo trovare con i vari titolari del dicastero soluzioni adeguate gestendo anche fenomeni come quello dei forconi (rientrato grazie proprio al senso di responsabilità): l’auspicio è che in tempi brevi si possa ripartire con quel confronto utile per tutti e l’impegno che il ministro Danilo Toninelli ha comunicato via video, nel corso dell’assemblea dell’Anita, lascia ben sperare. Ma il tempo stringe.
Paolo Uggé, vicepresidente nazionale di Conftrasporto e Confcommercio