Sul caso equo compenso, da riconoscere a “lavoratori di serie A” quali per esempio notai e avvocati, ma non a “lavoratori di serie B”, come evidentemente il Governo ritiene invece appartenenti ad altre categorie, fra cui gli autotrasportatori ai quali ha sempre “negato” il riconoscimento dei costi minimi per la sicurezza, sono intervenuti in molti. Alcuni “titolati” a farlo, altri decisamente meno. Sicuramente titolatissimo a farlo è il professor Rocco Giordano, uno dei massimi esperti in pianificazione dei trasporti urbani, regionali, nazionali, profondo conoscitore dello sviluppo di metodologie di analisi e simulazione dei sistemi di trasporto, autore di studi di fattibilità di infrastrutture di trasporto, studi economici, analisi finanziarie, regolamentazione dei settori dei trasporti, che sul diritto a un compenso equo anche per chi guida i giganti della strada ha proposto alcune importanti riflessioni in un testo inviato a stradafacendo.tgcom24.it. Riflessioni che chiamano in causa il Governo e le Authority, il ruolo e il “peso” delle associazioni di categoria e il “peso”, soffocante, della concorrenza sleale di imprese dell’Est europa. E, ancora, l’importanza, che nessuno può negare, che tutto questo può avere culla sicurezza stradale. Temi sui quali da tempo Conftrasporto, soprattutto per voce del suo presidente nazionale Paolo Uggè, pone l’accento e sui quali ora ha deciso d’intervenire anche il professor Rocco Giordano. Ecco le sue riflessioni. “L’equo compenso che il Governo si appresta a varare per i professionisti è diverso da quello che chiedevano le aziende di autotrasporto quando, in forza dell’articolo 83 bis, fissavano i costi minimi per il servizio che veniva da loro reso per mantenere la corda tesa dell’economia del Paese? È bastato un accenno di sciopero di “quelli” di Amazon a Piacenza e dei piloti di Ryanair per creare “scompiglio” nelle dinamiche della vita dei cittadini. Questo solo per comprendere meglio il ruolo e la funzione del settore. Ma chi è che stabilisce l’equo compenso? Chi doveva essere arbitro e regolatore dei costi minimi? Non certamente le aziende, ma il Governo, attraverso i suoi diversi e specifici rami dello Stato. Se il Governo è debole, ci sono le Authority, nel caso specifico quella dei trasporti, si vede e si sente poco! Le associazioni di categoria non hanno più la compattezza per rappresentare al Governo le loro istanze. Occorre un cambio di passo. Ristabilire anche per il settore dell’autotrasporto l’equo compenso che non è di difficile calcolo, se si conoscono bene le dinamiche di settore. I costi da “certificare” vanno accompagnati però da regole certe e nella logica europea, evitando che un rumeno o un bulgaro possa imperversare sul mercato nazionale con prezzi per i servizi resi che sono in alcuni casi minori del 50 per cento rispetto a quelli di mercato, di una azienda che opera secondo la normativa italiana nel rispetto dei contratti di lavoro, delle norme sulla sicurezza. Ci abbiamo provato nel corso degli anni ad alzare l’asticella di rappresentanza del settore nella convinzione che le aziende volessero cambiare in un passaggio epocale che richiedeva aziende, sostenute da servizi capaci di dare in tempo reale risposte al mercato. Avevamo messo in moto un meccanismo per preventivare i costi di servizi richiesti per avviare loro, soprattutto le medie aziende, verso una contabilità industriale ed unitamente a Viasat anche la consuntivazione viaggio per viaggio. Avevamo avviato con successo il supporto alle aziende in termini di tracciamento delle merci, del veicolo, che funzionava perfettamente, ma si è deciso di intraprendere strade “diverse”. Si è preferito il day-by-day. Peccato per quanti dedicano la loro vita a un settore che è quello dell’autotrasporto, non semplice, non agevole e che richiede grandi sacrifici! Auguri di Buon Natale”.