“Da sempre affermiamo che il corrispettivo per la prestazione di un servizio di trasporto resa da un taxista o da un noleggiatore debba essere riconosciuto all’esecutore del trasporto stesso. Il servizio di intermediazione che società come Uber effettuano non può, e la sentenza della Corte lo dice, essere considerato un’attività di servizio ma è invece un’operazione di trasporto e come tale va regolamentata”. Lo dichiara il presidente di Conftrasporto e vice presidente di Confcommercio Paolo Uggè a proposito della sentenza con la quale la Corte di giustizia dell’Unione europea ha deciso che quello di Uber è un servizio di trasporto e come tale va regolamentato.
“Questa decisione”, prosegue Uggè, “dimostra purtroppo come i governi italiani succedutisi dal 2008 a oggi non siano stati in grado di regolamentare, modificando le normative, il servizio dei taxi e dei noleggiatori. È incomprensibile che, mentre si chiede ai piccoli commercianti di dotarsi di strumenti tecnologici di pagamento elettronico, si consenta a una categoria, quella dei taxi, di non rilasciare lo scontrino fiscale come avviene in quasi tutte le nazioni del mondo. Anche quest’anno il Governo, non avendo avuto il coraggio di trovare una soluzione, ha dovuto rinviare l’entrata in vigore di una norma demenziale (29,1 quater), che aumenterebbe i percorsi a vuoto, favorirebbe la disorganizzazione incrementando il traffico e l’inquinamento”, spiega il presidente di Conftrasporto. “La speranza è che nell’anno che verrà il nuovo Governo sappia assumersi la responsabilità di disciplinare due attività profondamente diverse, nell’interesse degli operatori e degli utenti. Conftrasporto ha già presentato in merito una propria proposta e si augura che il nuovo Governo la voglia affrontare nel merito”.
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