Cosa sta facendo insorgere l’antieuropeismo, alimentando il desiderio di “disunirsi”? A chiederselo sono sempre più in tanti. Compresi molti esponenti del mondo del trasporto italiano che hanno diverse recriminazioni da rappresentare all’Europa unita, fra cui, prioritario, il tema del costo del lavoro. Perché di certo non può aiutare a “cementare” l’unione fra gli Stati del vecchio continente il fatto che conducenti provenienti da Paesi dell’Est, nei quali il costo del lavoro è mediamente inferiore di circa 20mila euro l’anno, “rubino” il lavoro agli autisti nazionali producendo una distorsione della concorrenza, problemi occupazionali e rischi per l’equilibrio dei conti pensionistici. Una situazione insostenibile, di fronte alla quale i rappresentanti dei lavoratori e le imprese particolarmente interessati dovrebbero fare fronte comune e trovare una soluzione nel rinnovo del contratto di lavoro, ma purtroppo non è così. Ed ecco allora che Germania, Francia e Belgio, in risposta ai tanti inefficaci bla bla bla, hanno deciso di prendere l’iniziativa introducendo normative per ostacolare il fenomeno della concorrenza “sottocosto”. Iniziative che possono essere di dubbia compatibilità comunitaria “provocate” dall’assenza di interventi concreti delle autorità comunitarie che, invece di trovare una soluzione, hanno annunciato l’apertura di una procedura legale. Nei confronti di Germania e Francia è stata emessa infatti una “fatwa” (nella tradizione islamica un consiglio) affermando, tramite un comunicato che “la Commissione europea intraprende un’azione legale sul salario minimo nel settore trasporti…”. Ma andate a scopare il mare, avrebbero commentato i nostri saggi vecchi… Se il problema esiste, come il comunicato ammette, perché non intervenire per risolverlo? Forse perché il sistema europeo di fatto consente ai Paesi interessati di fare minoranza di blocco? Se l’Europa si “mostra così”, diversa da quella che probabilmente in realtà è, non appare poi così difficile comprendere le iniziative critiche nei suoi confronti. I tempi sono stretti e occorre una soluzione rapida. Il Governo italiano si unisca a sostegno con un provvedimento a tutela delle proprie imprese e dei lavoratori e si unisca ai Paesi che hanno assunto un’iniziativa concreta. Il trasporto italiano si schiererà con il Governo.
Paolo Uggé, presidente di Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio.