Tir stranieri, le norme sembrano fatte apposta per non far partire i controlli

Più controlli sulle strade, ma anche negli uffici delle imprese di autotrasporto, per assicurare più legalità e più sicurezza nel settore dell’autotrasporto merci. Lo hanno deciso i ministri delle Infrastrutture e Trasporti, del Lavoro e Politiche Sociali e dell’Interno che hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per la programmazione dell’attività di controllo su strada ma anche nelle sedi delle imprese di autotrasporto. Una nuova attività di controllo che sarà avviata, per un periodo sperimentale di tre mesi, in  Veneto, Emilia Romagna e Puglia. Sulla carta sembra un importante passo in avanti. Lo è davvero? La risposta è sì.  Parola di Pasquale Russo, segretario nazionale di Fai Conftrasporto secondo il quale” pur essendo criticabili le modalità con cui si è giunti alla stipulazione, visto che avremmo preferito un coinvolgimento della categoria nella fase preparatoria del documento,  in ogni caso, il protocollo rappresenta un deciso passo in avanti nella lotta contro il dumping sociale, grazie al coinvolgimento diretto del personale ispettivo del ministero del Lavoro sin dalla fase dei controlli su strada. Grazie a questo”, sottolinea  Pasquale Russo,”il conducente e il trasporto diventano oggetto di una verifica a 360 gradi che interessa anche il rapporto di lavoro, cosa finora rivelatasi impossibile. Una novità che dovrebbe rappresentare un salto di qualità definitivo nella lotta al dumping sociale e, in particolare, alla somministrazione internazionale irregolare. A questo proposito, la rinnovata attenzione del ministero del Lavoro emerge chiaramente  anche nel documento di programmazione dell’attività di vigilanza per il 2016; infatti, nel capitolo dedicato all’autotrasporto e alla logistica, si legge che gli ispettori del lavoro sono chiamati a prestare particolare attenzione  al ricorso non corretto alla somministrazione e al distacco transnazionale, visto che   “l’abbattimento del costo del lavoro determinato dall’uso improprio del distacco, in settori come quello in esame, rende i lavoratori distaccati “vittime” di una significativa disparità di trattamento e determina forme di dumping sulle imprese che operano nella legalità”.
Un futuro che si prospetta più trasparente e più sicuro. E il presente? Oggi quanto viene davvero controllato il mondo dell’autotrasporto? Solamente pochi mesi fa il presidente di Fai Conftrasporto Paolo Uggé denunciava come in Italia ci fossero meno di 200mila controlli l’anno contro oltre un milione della Germania…..
“Gli ultimi dati disponibili, relativi al 2014, mostravano un trend in aumento dei controlli effettuati in autostrada dalla Polizia stradale (+10 per cento rispetto al 2013), per cui ci auguriamo che questa tendenza sia proseguita anche nel 2015. Il punto tuttavia è un altro: conosciamo benissimo le difficoltà quotidiane in cui si imbattono le forze di Polizia, spesso costrette a fare i conti con  personale numericamente  insufficiente e con norme che, mi si passi l’espressione, sembrano costruite per non essere applicate. L’esempio tipico è dato dalla normativa sul cabotaggio di derivazione comunitaria, l’articolo 8 del Regolamento 1072/2009, che, per come è stata concepita, ha fatto si che la disposizione italiana introdotta nel 2010 per sanzionare il cabotaggio illegale (articolo 46 bis della Legge 298/1974) di fatto rimanesse lettera morta. Prova ne sia che, sempre dai dati forniti dalla Polizia stradale per il 2014, risulta che in quell’anno sono state accertate soltanto 116 violazioni della normativa, numero del tutto irrisorio rispetto alla concreta entità del fenomeno, soprattutto in alcune zone del Paese (Nord est su tutti). Per questo motivo, lo sforzo fatto insieme al Governo è stato indirizzato  a introdurre disposizioni finalmente chiare e inequivocabili, in modo tale da facilitare  i compiti sia dei trasportatori in regola sia dei controllori. Un esempio su tutti: dal 1° gennaio di quest’anno è in vigore l’articolo 46 ter della Legge 298/1974 sulla documentazione atta a comprovare il trasporto internazionale in corso di svolgimento, che prevede sanzioni pesanti per coloro che non abbiano le carte in regola, compreso il fermo del veicolo. Per cui, da qui in avanti,  l’obiettivo che dobbiamo porci è quello di pretendere, anche da Bruxelles, norme più chiare dal reale effetto deterrente”.
Fra gli obiettivi c’è quello di ampliare la natura delle verifiche da effettuare, con particolare riguardo al rapporto di lavoro del conducente: quali sono gli altri temi da mettere sotto la lente d’ingrandimento?
“Il Protocollo si propone  di anticipare alla fase del controllo su strada, un tipo di verifica, quella del rapporto di lavoro del conducente, possibile soltanto accedendo ai locali dell’impresa. Verifiche che serviranno proprio a ottimizzare i controlli aziendali: infatti, tra gli scopi riportati nell’articolo 1 del documento, c’è anche quello di “contribuire a indirizzare i controlli presso le imprese, agevolando l’attività di segnalazione dell’Ufficio di coordinamento prevista dall’articolo 7, comma 6 del decreto legislativo 144/2008”. Pertanto, grazie ai risultati di queste verifiche, il personale ispettivo del ministero del Lavoro sarà in grado di concentrare  maggiormente i suoi sforzi verso quelle aziende che, tenuto conto del numero e della gravità delle infrazioni fatte registrare in materia di lavoro, manifestino una certa consuetudine all’irregolarità”.
Da anni viene denunciato come in Italia ci siano iscritte all’Albo degli autotrasportatori decine di migliaia di imprese di trasporto che non possiedono nemmeno un camion. Chi controlla cosa fanno queste società e come lo fanno?
“Purtroppo il fenomeno resta allarmante visto che, secondo gli ultimi dati disponibili, sono più di 35mila le imprese iscritte all’Albo senza veicoli. In questi anni, la crescita costante di questo numero è stata aiutata anche dall’atteggiamento delle Province che, nonostante gestissero la tenuta degli Albi a livello locale, quasi mai hanno attivato le procedure per cancellare queste imprese, lamentando la carenza di personale e dei fondi necessari. La situazione non è migliorata dopo il passaggio della tenuta degli Albi alle motorizzazioni civili; per questo motivo, il Comitato centrale ha ritenuto di occuparsi direttamente della vicenda e, in qualità di organismo al quale la legge di Stabilità del 2014 (modificando l’articolo 9 del decreto legislativo 284/2005) ha affidato il compito di controllare l’adeguatezza e la regolarità delle imprese iscritte, sta diffidando le aziende interessate a regolarizzare al più presto la loro posizione, pena la cancellazione dall’Albo degli autotrasportatori e dal Registro elettronico nazionale. Per cui, a quel punto, queste imprese diventerebbero a tutti gli effetti abusive”.