Meganavi, ecco perché l’Italia rischia di perdere anche questo… treno

Mega navi e porti italiani inadeguati ad accoglierle: un tema di grande interesse quello affrontato nel convegno di Federagenti che si è recentemente tenuto a Roma e che ha fatto emergere una verità ineluttabile: lo sviluppo del trasporto marittimo, sempre più indirizzato verso il gigantismo navale, è strettamente dipendente dai fattori infrastrutturali. Con un’altra certezza: quando si parla di infrastrutture non è sufficiente pensare ai fondali, ciò che è essenziale è la funzionalità delle reti ferroviarie o stradali sulle quali trasferire i container appena sbarcati. Pur senza dimenticare che oltre a valutazioni prettamente economiche legate alla produzione e al trasporto esistono anche fenomeni sociali e ambientali collegati alla crescita del gigantismo navale, la questione dirimente sembra comunque essere quella infrastrutturale e logistica, legata alla capacità di trasferire in tempi rapidi i container dal porto alla rete ferroviaria o stradale. Occorre allora porsi la domanda se la capacità dei nostri mezzi e soprattutto delle reti sia adeguata. Se i treni in Italia possono trainare al massimo 550 moduli (ovvero vagoni) per una portata intorno alle 1600 tonnellate, com’è possibile competere con i treni  stranieri da 750 moduli e con una portata di 2000 tonnellate? Da qui il problema delle reti ferroviarie che debbono essere messe in condizione di accogliere convogli con una capacità superiore a quella oggi praticata nel Paese. In termini di costi si tratta di un 20 per cento in meno: un elemento che dovrebbe indurre chi si occupa di politica dei trasporti a domandarsi cosa succederà quando, tra non molto, questione di mesi, dal Gottardo entreranno i treni esteri con quelle capacità. Indubbiamente i porti dell’alto Tirreno subiranno una perdita competitiva fortissima che li metterà fuori mercato. Ecco dunque riemergere la questione del gigantismo navale che, al di là delle sue opportunità, deve essere approfondita. Senza essere valutata come fine a se stessa ma, come più volte ribadito, secondo una logica di sistema.

Paolo Uggé, presidente Fai Conftrasporto e vicepresidente Confcommercio