La formazione nel trasporto vale oro. Ve lo dice uno che si chiama Colato….

COLATO 1“Chi sceglie di smettere d’imparare, che abbia 20 anni o 80, è un vecchio; chiunque decide ogni giorno di continuare ad apprendere resta giovane”. Non è un caso che Giorgio Colato, l’uomo scelto da Fai Conftrasporto per guidare la federazione lungo le strade della formazione (dando il cambio al volante dell’Istituto Mario Remondini a Giuseppina Mussetola, la “pilota” che l’ha guidato in tanti successi) abbia deciso di citare una frase di Henry Ford, uno dei “padri” dell’industria automobilistica mondiale, per spiegare il nuovo corso di Fai Conftrasporto verso la formazione. Perché quella frase,  che Giorgio Colato ha fatto propria adattattandola in “chiunque decide di continuare ad apprendere sarà un ottimo imprenditore dell’autotrasporto; chiunque decide di smettere rallenterà, fino a fermarla, la corsa della propria azienda”, racconta quanto sia determinante la formazione sulla strada di ogni impresa associata.  Parola di uno che nella formazione ci crede da 41 anni, dal giorno in cui è entrato a far parte della grande famiglia di Fai Conftrasporto. Parola di uno che oggi ai giovani colleghi dell’associazione ama spiegare, con immutata passione, quanto sia importante far viaggiare sulla stessa strada “il mondo del sapere e il mondo del fare”. “Perché senza farli incontrare”, spiega Giorgio Colato, “è impossibile anche solamente immaginare di poter far restare competitivo il mondo dell’autotrasporto italiano in Europa e nel mondo”. E per far incontrare sempre più il mondo del sapere con quello del fare, l’uomo chiamato a guidare il nuovo corso della formazione nel mondo dell’autotrasporto ha deciso di fare tappa in università. Aprendo una nuova strada destinata a far incontrare chi sa e chi fa “a metà strada”, in modo che “chi fa racconti  i propri problemi a chi sa per farsi poi fornire una soluzione. “Ciò che occorre fare”, spiega Giorgio Colato, “è mettere l’università in grado di fare propria la materia autotrasporti e logistica per analizzarne punti deboli e di forza, per elaborare nuove strategie da indicare alla nuova generazione di imprenditori dell’autotrasporto per aumentare il loro grado di preparazione. In altra parole: gli autotrasportatori raccontano l’attuale situazione del mercato, della propria impresa ai docenti che, studiati ed elaborati i dati raccolti possono essere in grado di preparare lezioni mirate.  Perché per insegnare occorre prima capire”. È così che nei mesi scorsi  è nato e cresciuto a tutta velocità il progetto per nuovi master universitari. “È stata la stessa Europa a tracciare la strada, mettendo anche a disposizione dei contributi affinché chi fa cultura dell’autotrasporto e della logistica, (e dunque, a cascata, della sicurezza stradale ma anche del risparmio di carburante e della tutela ambientale) possa promuovere questo “tema” creando moduli formativi che tengano conto dei parametri che il vecchio continente ha fissato, indicando le materie che chi fa autotrasporto deve conoscere, fissando il numero di ore di lezioni indispensabili affinché gli allievi possano apprendere adeguatamente. Il compito affidato a realtà come quella del’Istituto Mario Remondini è di creare le condizioni affinché tutti gli  autotrasportatori associati alla Fai Conftrasporto possano accedere più facilmente a queste opportunità di qualificazione professionale, contenendo le spese”.  Meno spese in cambio di  più professionalità e più sicurezza. E proprio la sicurezza è l’argomento dell’ultimo importantissimo “nuovo corso” studiato dall’istituto Mario Remondini in collaborazione con l’Università di Palermo. “Un corso per ottimizzare la sicurezza ma anche l’economicità di ogni viaggio attraverso l’impiego di un simulatore di guida di nuovissima tecnologia che potrà viaggiare in tutta Italia, facendo tappa in moltissime aziende oltre che, magari,  in tutte le città dove ha sede la Fai e dove le associazioni territoriali vorranno ospitare i corsi”.  Un progetto che rappresenta solo l’ultimo punto d’arrivo (prontissimi a ripartire per nuove iniziative) di un percorso iniziato molti anni fa da chi ha sempre creduto che per guidare un’azienda la formazione sia la scelta “più logica per viaggiare nella  logistica aziendale”. “È per questo che nel marzo 2013 ho accettato con enorme entusiasmo la nuova sfida, assumendo la presidenza dell’Istituto Mario Remondini, uno degli strumenti operativi della federazione autotrasportatori italiani che, insieme a Fai Service , è stato fortemente voluto e creato dalla Fai per fare accelerare  la formazione e, con essa, la qualità del trasporto e della logistica, la sicurezza…”. Rimettendosi al volante di una macchina organizzativa che lui stesso aveva contribuito a far nascere, visto che Giorgio Colato, componente del Comitato centrale dell’Albo dell’autotrasporto, di cui è stato vicepresidente nazionale , è stato uno degli antesignani della formazione creando i presupposti affinché realtà come quella del “Remondini” potesse beneficiare di contributi del ministero dei Trasporti.  “Subentrare a Giuseppina Mussetola, che ha ottimamente guidato l’istituto, ha significato ereditare un’importante storicità, e poter partire “in pole position” da un’efficiente attività base dei corsi di formazione. Fra le novità che abbiamo apportato c’è stata  la centralizzazione dell’istituto, trasferendo l’attività operativa da Brescia a Roma,  in piazza Gioacchino Belli, da cui sono state subito fatte partire nuove collaborazioni per nuove attività regionali promosse dalle associazioni territoriali”.  Novità varate con lo stesso entusiasmo di altre pionieristiche iniziative avanzate  in un passato ormai lontano per far viaggiare sempre più rapidamente e chiaramente  messaggi ben precisi, a cominciare dalla sicurezza per arrivare a quello dell’immagine della categoria, per cancellare lo stereotipo del camionista in canottiera che inquina, che causa incidenti, che se ne frega della sicurezza altrui perché tanto lui è su un gigante della strada…. Messaggi racchiusi in fortunati slogan come, per esempio, “Siamo tutti sulla stessa strada”, oppure TiRispetto” che Giorgio Colato custodisce, nelle edizioni originali, ormai “vecchi” nella grafica ma attualissimi nei contenuti, in un cassetto della scrivania “ Messaggi rivolti alle istituzioni, alla gente comune, ma prima di tutto ai camionisti stessi. ” A quegli autotrasportatori che nel 1974, con il loro clamoroso fermo nazionale, deciso per denunciare di non essere ascoltati, di non essere tenuti nella giusta considerazione e di non essere adeguatamente tutelati, sono scesi in piazza per chiedere fortemente un proprio organismo professionale : l’Albo degli Autotrasportatori”, ricorda Giorgio Colato, amareggiato per come oggi, per certi aspetti, “siamo tornati al punto di partenza, o addirittura abbiamo fatto passi indietro”. Un esempio? “La scarsissima considerazione di cui gode la categoria. Prendiamo il caso Sistri, il sistema di monitoraggio dei trasporti di rifiuti, voluto per combattere le mafie e tutelare l’ambiente: un disastro totale, un progetto nato fallimentare e puntualmente fallito dopo aver divorato enormi risorse finanziarie. Eppure, nonostante non abbia praticamente mai funzionato, gli autotrasportatori sono stati obbligati ad acquistarlo, a installarlo…”. Un “viaggio in retromarcia” difficile da digerire, soprattutto per chi si è battuto per quattro decenni in difesa della categoria, contribuendo a fare dell’Albo centrale dell’autotrasporto “un organismo autonomo”; contribuendo a ottenere risultati come “il rimborso pedaggi autostradali, uno dei primi risultati ottenuti dalla categoria che ha permesso il decollo di tante cose, favorendo lo sviluppo di realtà cooperativa fra cui la stessa Fai Service”. Ma allo stesso tempo un “viaggio in retromarcia” capace di spronare a fare tutto per invertire la rotta “Riportando innanzitutto la vita associativa al centro dell’attenzione e riaccendendo il desiderio di condividere la soluzione dei problemi sedendosi a uno stesso tavolo, parlandosi e guardandosi in faccia”, conclude Giorgio Colato. Perché se è vero che molti imprenditori delle nuove generazioni pensano che oggi si possa fare tutto al computer  con Internet, è eltrettanto certo  che sarebbe un errore fatale pensare davvero  che sul web si possa fare tutto. La classe imprenditoriale è cambiata, ma non è cambiata l’esigenza di una categoria di “mostrarsi” di farsi vedere, con i propri rappresentanti, nelle sedi e nei momenti importanti. Internet può far accelerare la comunicazione e la formazione ma non può certo sostituire, in alcuni momenti, il dialogo faccia a faccia. Dobbiamo essere sempre più bravi come formatori e informatori per  far sì che, pur in un contesto in cui il mondo associativo in generale ha perso quell’attenzione e quell’importanza che aveva prima, l’imprenditore possa riappropriarsi del proprio ruolo e uscire dalla propria azienda. Perché stando dentro può solo gestire il contingente, ma il futuro va creato fuori. Parafrasando mi verrebbe da dire che l’imprenditore deve decidere se  vuole stare in cabina o sul rimorchio. Se starò sul rimorchio saranno gli altri a condurlo dove vorranno. Ai nuovi imprenditori rivolgo una semplice domanda: decidendo di non stare in cabina, siete sicuri di essere sulla strada giusta? La risposta è no”.