Trasporto su strada, rotaia e via mare: l’Italia può ripartire soltanto da qui

Una lista di proposte concrete e realizzabili, analizzate dagli “addetti ai lavori” per sorpassare i tanti problemi che affliggono il mondo del trasporto merci. A presentarla ufficialmente al Governo, assente ingiustificato al convegno di Confcommercio intitolato “L’Italia disconnessa” al quale ha preso parte solo un esponente dell’opposizione, Vincenzo Gibiino, è stato il vicepresidente nazionale dell’associazione, Paolo Uggè, che ha voluto sottolineare non solo l’importanza di agire ma anche quella di farlo in fretta.

Una corsa contro il tempo per modificare una realtà ormai insostenibile, come dimostrano alcune realtà inconfutabili, elaborate dai responsabili dell’Ufficio studi di Confcommercio e mostrati alla sala dell’auditorium di piazza Gioacchino Belli, a Roma, gremito di imprenditori e snobbato invece dai politici. Realtà inconfutabili come il fatto che l’accessibilità stradale del Paese sia molto disomogenea tra le Regioni; che la rete autostradale italiana sia insufficiente e pari a poco più del 9 per cento della rete europea; che nelle città la velocità media oscilli intorno ai 15 chilometri l’ora; che la velocità commerciale dell’autotrasporto italiano sia in media inferiore ai 48 chilometri l’ora. Il che, ha sottolineato Paolo Uggé, ha pesantissime ricadute sull’inquinamento ambientale, sulla salute di milioni di persone perché produce poco invidiabili record a livello mondiale della congestione nelle città italiane. Tra le 100 città più congestionate del mondo, infatti ben cinque sono italiane. Ma il cahier de doleance illustrato dal vicepresidente di Confcommercio e presidente di Fai Conftrasporto è assai più lungo: “I traffici internazionali marittimi garantiscono la più bassa connessione tra i Paesi europei concorrenti: dal 2004 in Olanda è aumentata del 19,5 per cento; in Germania del 22,7 e in Spagna del 30 per cento, mentre in Italia solo del 16 per cento, nonostante il nostro Paese partisse da valori più bassi. Le ragioni: troppi “doppioni” nei controlli, inutili, troppa documentazione da produrre connessa allo sdoganamento”. Senza contare che in un Paese dove da decenni si parla di sinergie tra le varie opzioni per far viaggiare le merci, mettendo “in rete” gomma, rotaia e autostrade del mare, “circa un terzo dei porti principali non ha un collegamento diretto con la rete ferroviaria principale; circa il 40 per cento non ha un terminal ferroviario all’interno del porto; oltre il 70 per cento del traffico ferroviario container è concentrato in soli tre interporti su 21 operativi; la rete ferroviaria convenzionale presenta limiti e strozzature di sagome e moduli (lunghezza massima possibile di treni) che ne limitano l’operatività, soprattutto dal sud al nord. In Germania”, ha proseguito Paolo Uggè, “si trasportano su ferro 112 miliardi di tonnellate chilometro, in Francia 32, in Italia 19, dati che ci dicono chiaramente che l’Italia è disconnessa”. Già, ma come riconnetterla? Attraverso le proposte elaborate. E divise settore per settore. Eccole.
Trasporto su strada: registro internazionale dell’autotrasporto; mantenimento delle compensazioni sugli incrementi delle accise; eliminazione del Pra (doppione che costa al Paese 190 milioni di euro); eliminazione, per gli autotrasportatori, dell’obbligo di versare un contributo per l’Autorità per la regolazione dei trasporti, e per il Sistri, sistema di tracciabilità dei rifiuti pericolosi mai entrato in funzione.
Trasporto su rotaia: utilizzo della rete ad Alta velocità nelle ore notturne per il trasporto accompagnato (13mila veicoli all’anno in meno sulle strade); introduzione negli accordi bilaterali di disposizioni favorevoli all’instradamento su ferro dei veicoli provenienti nei porti italiani dai Paesi extra Ue e diretti in Europa.
Trasporto via mare: individuazione dei pochi porti di rilevanza strategica; realizzazione di corridoi doganali controllati, pre clearing e sportello unico per accelerare il “momento doganale”; rilancio della buona pratica nazionale delle autostrade del mare.
Operazioni per ottimizzare le quali, ha sottolineato a più riprese Paolo Uggè, “Confcommercio ritiene che la scelta del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di ricorrere al supporto di una piattaforma logistica nazionale, Uirnet, sia condivisibile e meritevole di approfondimento. Occorre una strategia nazionale di intervento nel settore, che parta da un Patto per la mobilità urbana, visto che è qui che si concentrano le maggiori criticità del sistema”, ha concluso Paolo Uggé, “attivando nel contempo tutti gli strumenti necessari perché sia garantito il rispetto delle regole del mercato, senza discriminazioni”.