“A me non piacciono i tweet, a me piacciono i fatti. E non mi piace nemmeno un Governo che abbandona i propri trasportatori in Europa su un tema importantissimo come quello della delocalizzazione, che li lascia andare da soli a Bruxelles per cercare di risolvere della fuga delle imprese di autotrasporto italiane in quei Paesi dove il lavoro costa molto meno. Fuga che, per inciso nel giro di pochi anni è costata 13 miliardi di euro di gettito persi. E non mi piace neppure che il ministero non ci ha dato, su temi fondamentali per la ripresa dell’economia del Paese, nessuna assistenza.
Perché loro, quelli che guidano il Paese, non hanno bisogno di noi, non hanno bisogno dei consigli, delle proposte di chi un settore lo conosce davvero. Ma come bisogna chiamare chi non capisce che sono spariti 13 miliardi di euro e non ha il tempo per venire ad ascoltare le nostre proposte? Deficiente, dal latino defiggere, perché gli manca la capacità di capire, oppure gli manca la voglia e il tempo di ascoltare?”. A qualche politico italiano, a cominciare dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, devono essere fischiate non poco le orecchie verso mezzogiorno. A quell’ora, minuto più minuto meno, a pochi chilometri di distanza dai palazzi del potere, nella sede nazionale di Confcommercio, il segretario generale di Conftrasporto Pasquale Russo stava sferrando un durissimo attacco alla politica italiana, incapace di “ascoltare e dunque di capire i problemi dell’autotrasporto”. Col triste risultato di non riuscire a risolvere alcun problema. “Se un Governo non sa difendere i propri lavoratori, se induce a pensare che basti andare in un altro Paese dove il lavoro costa meno per risolvere la situazione, vuol dire che è un Governo miope”, ha tuonato Pasquale Russo. “E se obbliga i rappresentanti dei trasportatori italiani ad andare in Europa, con i colleghi francesi, a cercare, da soli, una soluzione, è un Governo che non ha capito la gravità dello spostamento delle imprese italiane”.