Morti sulle strade, servono ancora più controlli e un Codice stradale europeo

Dopo i buoni risultati ottenuti nella riduzione della mortalità sulle strade europee tra il 2000 e il 2010, decennio che ha fatto registrare una diminuzione di vittime intorno al 50 per cento, gli ultimi dati certificano invece una battuta d’arresto significativa rispetto all’obiettivo stabilito per il 2020, ovvero un’ulteriore riduzione del 50 per cento. Nel 2014 il dato è risultato infatti solo un misero meno uno per cento, con circa 70 persone al giorno rimaste uccise sull’asfalto. Pochi i Paesi in controtendenza e tra questi il nostro che ha fatto registrare una riduzione più elevata della media europea ottenendo tra il 2010 e 2014, un meno 18 per cento. Anche in Italia, a partire dall’agosto 2010, l’incidentalità aveva ripreso a crescere, ma l’intervento del Governo, che ha rafforzato i controlli applicando finalmente anche le norme sulla responsabilità per i costi minimi della sicurezza per il trasporto pesante, ha consentito al nostro Paese d’invertire la tendenza collocandolo tra quelli più in linea con l’obiettivo europeo. Obiettivo comunque difficile da raggiungere se non si realizzerà un Codice della strada europeo. Un mercato unico necessita di regole omogenee: se invece di occuparsi della dimensione dei piselli o della curvatura delle banane si affrontasse il tema di regole comportamentali stradali omogenee otterremmo i risultati auspicati. Purtroppo la superficialità e la voglia di apparire rischia di scacciare le buone pratiche: anche in questi giorni si favorisce l’illusione che finalmente si stiano introducendo le norme per l’omicidio stradale nel nostro Paese, mentre in realtà a oggi si ipotizza solo un modesto incremento di pena che illude i familiari delle vittime della strada ma che in realtà non muterà, salvo modifiche di tutto l’impianto, la situazione. La norma proposta al Senato, se non modificata, rischia oltretutto di non reggere alla valutazione della Suprema Corte. Il tutto con buona pace delle aspettative dei familiari della troppe vittime della strada che attendono risposte “vere”.

Paolo Uggé