La benzina italiana costa in media 25 centesimi di litro in più della media europea, ma secondo un documento di Assopetroli questo è dovuto per 23,7 centesimi alle maggiori imposte (Accise e Iva) e soltanto per 1,3 centesimi al delta prezzo industriale. Lo stesso si può dire per il gasolio dove in Italia si pagano mediamente 22,4 centesimi in più al litro “grazie” ad accise ed Iva mentre il prezzo industriale è inferiore di tre centesimi al litro rispetto al resto d’Europa. Le rilevazioni si riferiscono al mese di marzo.
Assopetroli-Assoenergia, con la collaborazione di Figisc-Anisa, elaborando dati forniti da European Commission Oil Bulletin e MiSE monitora mensilmente il “SIA – Stacco Italia Accise” (Accise e Iva) e rende noti i dati del differenziale del prezzo al consumo tra Italia e la media aritmetica del prezzo al consumo praticato nella Ue (Europa a 28), composto dal costo dei carburanti al consumo, delle imposte (Accise e Iva) e del prezzo industriale. Per la determinazione del prezzo industriale e dell’onere delle imposte sulla benzina, per l’Italia si è aggiunto all’accisa statale di base il valore ponderato nazionale delle addizionali regionali di accisa su tale prodotto, che grava sul 33,3 per cento dei consumi complessivi, per un valore ponderato di 0,009-0,010 euro/litro. In sostanza Assopetroli-Assoenergia spiega come il caro benzina non sia colpa dei petrolieri italiani, bensì delle tasse. L’incidenza fiscale sui carburanti in Italia è del 65,11 per cento del prezzo al consumo della benzina e del 60,30 per cento del prezzo al consumo del gasolio.