“Se io rispetto il mio orario, che sulla Milano-Mantova è di 3 ore e 40 minuti, guadagno meno di chi accumula ritardo. Peggio, se io arrivo in anticipo mi vengono decurtati 20 centesimi al minuto. Morale, al netto dei guasti, che pure si verificano, è capitato che qualche collega rallentasse apposta la marcia. Casi isolati, certo, però è successo. Con questo non è che voglia gettare la croce addosso ai colleghi, ma solo sottolineare l’incoerenza del contratto”. Parola di uno dei tre macchinisti di Trenord che sulla Gazzetta di Mantova (clicca qui) denunciano i paradossi di un “contratto alla rovescia”. In pratica chi arriva in ritardo guadagna di più, per la “felicità” dei pendolari.
E Trenord? L’azienda conferma spiegando che “è da due mesi in piena trattativa sindacale per rimuovere questo articolo del contratto di lavoro aziendale che può indurre a comportamenti scorretti”. “L’amministratore delegato di Trenord, Cinzia Farisè, è assolutamente d’accordo con i tre macchinisti”, spiega un comunicato riportato sempre dalla Gazzetta di Mantova (clicca qui). “La situazione le è stata chiara fin dai primissimi giorni di presenza in azienda, quando ha incontrato e dialogato con il personale direttamente a bordo dei treni”.