Autotrasportatori stranieri, la Germania li mette alla porta. E l’Europa sta a guardare?

Una norma socialmente avanzata? Forse sì. Di sicuro utile a mettere fuori mercato la concorrenza di autotrasportatori di altri Paesi. La norma è quella che obbliga le imprese straniere i cui mezzi effettuino trasporti sul territorio tedesco a inoltrare a un ufficio di Colonia un documento, redatto in tedesco, contenente i dati anagrafici del conducente; l’inizio e la durata della prestazione di trasporto; il luogo dove risulti depositata la documentazione comprovante il rispetto del salario minimo pari a 8,50 euro l’ora. Una nuova disposizione, all’esame degli organismi europei per verificarne la compatibilità, che nell’affermare un costo minimo vuole allo stesso tempo combattere la distorsione della concorrenza che deriva dall’utilizzo di conducenti “in affitto” provenienti da Paesi nei quali il costo del lavoro è nettamente inferiore. Un fenomeno presente anche in Italia e destinato a moltiplicarsi ogni volta che un nuovo Paese entra in Europa. La decisione, dal forte sapore protezionistico, adottata dalla Germania e applicata con curata meticolosità dagli addetti ai controlli tedeschi, sta determinando però non pochi problemi alle imprese straniere. Comprese quelle italiane, che si aspettano uno stop da parte della Commissione europea a questo tentativo che, unito a quello che prevede il pedaggio sui tratti autostradali solo per i veicoli di altri Paesi, dimostra chiaramente lo spirito con il quale la Germania si rapporta con la Comunità. Ma anche perché, se approvata, confermerebbe l’utilizzo di due pesi e due misure da parte dell’Europa nei confronti di Germania e Italia, dove alcuni mesi fa sono stati contestati i costi minimi della sicurezza. Nel caso in cui la proposta tedesca avesse invece il via libera, anche l’Italia potrebbe comunque seguire la stessa strada. Aiuterebbe le imprese nazionali e darebbe un segnale forte agli eurocrati comunitari. Lo vorrà fare?

Paolo Uggé