Beffa ambiente: i rimborsi sulle accise a chi usa gasolio e non per i carburanti puliti

cristinelliDa una parte il Governo che vuol tagliare i rimborsi sulle accise per il gasolio da autotrasporto; dall’altra migliaia di autotrasportatori in rivolta contro questa “manovra” finanziaria destinata dare il colpo di grazia al settore, estromettendo moltissime imprese italiane dal mercato europeo e facendone chiudere probabilmente un altro bel po’. Da settimane il tema dei tagli ai rimborsi al gasolio è diventato uno degli argomenti del giorno, arricchito di volta in volta di nuovi capitoli. Come, per esempio, la proposta di riconoscere i rimborsi sulle accise solamente a chi ha camion che inquinano meno. Una buona mossa a difesa dell’ambiente, anche perché nel nostro Paese, dove nei centri storici entrano solo auto Euro 5 o 6, ci sono in circolazione qualcosa come 100mila camion Euro 0, o addirittura “no euro”: ovvero mezzi che hanno 30 anni di vita, nati quando la nuova classificazione dei mezzi di trasporto non era stata neppure lontanamente immaginata. Ma ci sono altre mosse, altrettanto importanti per la difesa dell’ambiente, che potrebbero e dovrebbero essere fatte. La prima è strettamente legata al discorso rimborsi sulle accise che il Governo ha sempre solo ed esclusivamente collegato al gasolio. Negandole invece (nessuna iniziativa in tal senso è mai stata neanche prospettata) a chi fosse pronto ad acquistare i nuovi Tir spinti da motori “puliti” che utilizzano altri carburanti. Smentendo coloro per i quali i camionisti sono sporchi e inquinano. Per loro (e sono molti più di quanti si possa immaginare), pronti a fare importantissimi investimenti (ogni nuova motrice ha un costo che si aggira sui 120mila euro), non è previsto nulla. I rimborsi valgono solo per chi usa carburanti che avvelenano maggiormente l’aria e non invece per chi la vuole mantenere pulita. Un controsenso, una barzelletta, un’idiozia, una dimostrazione di totale incapacità? Ognuno scelga il proprio commento. E, come non bastasse questo a testimoniare come la difesa dell’ambiente sia una bella sfilza di parole con cui troppi politicanti si sciacquano la bocca, ecco un altro esempio: un imprenditore dell’autotrasporto attento all’ambiente acquista un nuovo mezzo “pulito”, magari uno dei nuovi Iveco Stralis alimentati a gas naturale liquefatto (Lng) che moltissimi autotrasportatori hanno potuto ammirare al recente TruckEmotion di Monza, la fiera dei Tir che si è svolta a ottobre: mezzi ecologici, poco rumorosi, il meglio che la tecnologia offra oggi in materia di mezzi pesanti e sostenibilità ambientale. Bene, fatto il maxi investimento sapete a cosa va incontro il povero autotrasportatore dall’animo verde? A una tremenda beffa. Già, perché esclusa un’area di servizio, nel Piacentino, nel resto d’Italia non sembra esserci traccia di distributori di carburanti puliti per Tir. E questo vorrebbe dire una seria politica della tutela dell’ambiente? Che senso può avere per un autotrasportatore oggi acquistare una bellissima motrice alimentata a gas naturale molto più ecologica dei diesel Euro 6, con emissioni di particolato (-95 per cento rispetto al diesel) e di Nox (-35 per cento) ridotte al minimo, se poi non è praticamente utilizzabile perché le aree di rifornimento non ci sono per centinaia e centinaia di chilometri. E, per di più, sapendo che sul carburante bruciato lui, che non inquina, non prenderà neppure un centesimo di rimborso magari invece riconosciuto regolarmente a gente che viaggia su mezzi di 40 anni fa che nessuno vorrebbe più vedere in circolazione?

Giuseppe Cristinelli