No regole, no parti. Potrebbe essere questo lo slogan (che fa il verso a un famoso spot pubblicitario) per una campagna che racconti quale strada deve imboccare il mondo del trasporto e della logistica per far sì che chi rispetta le regole possa lavorare e chi non le rispetta debba restare a piedi. Un “nuovo corso” di cui si è occupata, finalmente verrebbe da dire, anche la Cisl che sul proprio giornale, Conquiste del lavoro, ha dedicato un servizio a quanto sta avvenendo in questo mondo, raccontando delle 16 mila imprese che hanno chiuso dal 2009 al 2013; delle forme di caporalato che prendono sempre più piede; dello Stato incapace di fermare l’evasione fiscale e contributiva. Fotografando così una situazione destinata, senza interventi immediati, a innescare da un lato una bomba sociale per lo squilibrio tra il personale in attività, che assicura la pensione, e quello che la pensione, avanti di questo passo, rischia di perderla per sempre e a ridurre, dall’altro, le entrate fiscali e a spalancare , cosa ancor peggiore, le porte alla criminalità organizzata. Esagerazioni? No, la pura verità che Conftrasporto sta denunciato da anni. Cosa è stato fatto per rimediare? Nulla. Uomini di governo incapaci e superficiali, organizzazioni dei lavoratori interessate a sottoscrivere un contratto, organismi adibiti ai controlli poco motivati hanno contribuito a produrre e mantenere un simile scandalo. Conftrasporto addirittura cinque anni or sono pose la questione dell’utilizzo improprio del personale in affitto (che è l’utilizzo di personale dipendente da società interinali estere): le organizzazioni dei lavoratori hanno sempre fatto finta di non capire. E a nulla è servito sottoscrivere un protocollo di legalità, firmato dal presidente di Confcommercio Carlo Sangalli e dall’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni, inserendo precisi indicatori della possibile infiltrazione di forme malavitose nel settore. Nessuno degli interventi previsti si è mai realizzato. E senza risposta sono sempre rimaste anche le richieste di controlli sui costi minimi della sicurezza che avrebbero potuto portare le prove di comportamenti di dubbia legalità. Tutte battaglie combattute a tutela dei lavoratori nelle quali la federazione è stata lasciata colpevolmente sola da chi, invece, nei convegni o sui giornali continuava a blaterare di lotta alla mafia. Oggi il ministro ai Trasporti Maurizio Lupi ha la possibilità di cambiare le cose. Se lo farà, Conftrasporto sarà al suo fianco. Sperando di trovare compagni di viaggio decisi a passare dal dire al fare.
Paolo Uggé