Il ministero dello Sviluppo economico: “Senza logistica nessuno sviluppo”

Il ministero dello Sviluppo economico in uno studio ha stilato una classifica delle 17 più importanti filiere italiane, quelle determinanti per la nostra struttura produttiva, che rappresentano l’80 per cento della struttura economica del Paese. In questa  classifica, realizzata tenendo conto di indicatori quali imprese, fatturato, valore aggiunto, costo lavoro, export,  la filiera della logistica è risultata essere uno degli assi portanti del nostro sistema, collocandosi, in termini di dipendenti, al terzo posto dopo le filiere delle costruzioni e dell’agro industriale, con il 6,9 per cento sul totale del costo del lavoro. Dati che testimoniano come la logistica sia una componente fondamentale della politica economica, e come da essa dipenda lo sviluppo del Paese e in particolare la qualità dello sviluppo. E come senza un progetto chiaro per la crescita della logistica l’Italia rischi di impoverirsi ulteriormente. Ma nonostante questo sulla logistica si spendono troppe chiacchiere e si fanno pochissimi fatti, come ha denunciato il vicepresidente di Confcommercio, Paolo Uggè, intervenendo al convegno “Trasportare la ripresa” organizzato a Roma da Confcommercio. “Secondo l’indice redatto dal World economic forum sull’apertura dei Paesi al commercio globale,  l’Enabling trade index che misura l’efficienza dei sistemi Paese, l’Italia è collocata soltanto al 47° posto, dopo la Turchia e separata da un abisso dai principali competitors europei”, ha denunciato Paolo Uggè. “E ancora una volta un organismo internazionale ce ne indica le ragioni: eccesso di burocrazia nelle procedure doganali, inefficienze sui sistemi portuali e stradali per la circolazione delle merci. Nonostante questo si fa pochissimo e si continuano a ripetere, nei convegni e sui giornali, in tv, falsi concetti. Per esempio che sia possibile sostituire alla strada altri modi di trasporto, “a prescindere”,  ignorando le esigenze della domanda di trasporto per quanto riguarda l’origine-destinazione degli spostamenti, il dimensionamento e la frequenza dei carichi. Un luogo comune dannoso. Nonostante molti lo sostengano, questo non è praticamente possibile e, se lo fosse, sarebbe sbagliato farlo. La proposta della Commissione europea di prevedere che, entro il 2050, il 50 per cento del trasporto su gomma  si trasferisca su altre modalità è  estremamente affascinante ma è un qualcosa che riesce bene soprattutto sulla lavagna delle università o nei dibattiti dei convegni, ma nella pratica soprattutto italiana, di difficile realizzazione. La vera sfida, la giusta sfida da cogliere coniugando la sostenibilità con l’efficacia e l’efficienza dei trasporti, dovrebbe essere quella di sviluppare un sistema realmente co-modale dei trasporti, che a ogni specifica esigenza della domanda sia in grado di offrire la risposta più efficiente, dal punto di vista economico ed ambientale, utilizzando le modalità di trasporto che meglio si adattano alle particolare esigenza del caso. Scelte che non sono di ordine tecnico, ma di ordine economico, che non possono essere imposte con limitazioni e divieti”.