Ridurre le Autorità portuali è giusto, ma per far ripartire il mare serve altro

A noi hanno sempre insegnato che un edificio si deve costruire dalle fondamenta. Anche per questo abbiamo apprezzato le ipotesi avanzate dal ministro ai Trasporti e alle Infrastrutture Maurizio Lupi in tema di riforme sulla portualità. La riduzione delle Autorità portuali è coraggiosa, parte dalle fondamenta e va nella giusta direzione. Conftrasporto, come confermato nel recente convegno che aveva per tema proprio le Autostrade del mare, si permette però di suggerire al ministro due nuove rotte, partendo da due punti imprescindibili: la riforma del Titolo quinto e un Piano generale dei trasporti che sappia leggere, secondo una logica integrata di sistema, gli interventi dei quali il Paese necessita. Perché questo? Perché la riduzione dei porti genererà reazioni da parte degli esclusi, che si sentiranno depauperati e non esiteranno a sollevare il conflitto di competenza pur di ostacolare il disegno del ministro; e perché ciò che rende aggredibile il  progetto del ministro è proprio l’assenza di un disegno generale sulla logistica. Quali collegamenti retroportuali, quali interporti, quali nodi e punti di intersezione “connettere” con le grandi reti Transeuropee? Il disegno deve essere complessivo. Mentre il Parlamento ancora sta discutendo separatamente la riforma degli interporti e dei porti, si annuncia un decreto legge. Condividiamo l’urgenza per alcuni interventi immediati, come quelli che sono inseriti nell’articolo 14 del disegno di legge di riforma, già approvato, e che riguardano servizi tecnico nautici; ma intervenire sulle competenze attribuite alle Regioni e a enti territoriali senza che sia modificato il Titolo quinto della Costituzione, che riassegna allo Stato la competenza esclusiva su scelte di interesse nazionale, mette a rischio l’insieme del disegno. È qui che il Governo si gioca il ruolo decisionale. Senza un’iniziativa decisa è facile prevedere il solito balletto che allungherà i tempi e soprattutto non darà risposte delle quali il Paese ha l’esigenza. Il ministro Maurizio Lupi riparta allora dal Piano della logistica, già approvato dal Cipe, lo integri, lo modifichi e lo proponga al Paese non come un intervento episodico ma come la soluzione di sistema. Così supererà ostacoli e critiche e darà competitività al Paese.

Paolo Uggé