“Il Ponte sullo Stretto, il traforo della Val Susa e il terzo valico vanno cancellati”

“Il ponte sullo Stretto, il traforo della Val Susa e il terzo valico Milano-Genova vanno cancellati in quanto non in grado di reggere a una seria analisi della domanda e di comparazione tra costi e benefici, mentre la realizzazione del nuovo traforo del Brennero trova la sua ragione nel sostenuto traffico di merci in treno attuale e futuro”. È quello che sostiene l’Osservatorio Nazionale sulle Liberalizzazioni nelle Infrastrutture e nei Trasporti (Onlit) che in una nota commenta la manovra correttiva. Per Dario Balotta, presidente dell’Osservatorio, “la manovra del Governo, per convincere i mercati e la Bce, non può far perno solo sulla spesa corrente, ma deve segnare una svolta nelle inefficienti politiche di investimento”.

“I soldi pubblici devono essere investiti dove c’è un ritorno in termini di rendimento economico e sociale e in primo luogo va rivisto il programma delle grandi opere. Va anche ripensato il modello nostrano di project financing”, spiega sempre Dario Balotta, “sotto la cui etichetta si mascherano nuovi interventi pubblici con finalità assistenziali, che portano fuori controllo anche la spesa in conto capitale attraverso il Cipe e la Cassa depositi Prestiti”. Il presidente di Onlit fa anche un esempio, citando la “privatissima Brebemi” (l’autostrada che collegherà Brescia, Bergamo e Milano) i cui lavori “sono partiti grazie a un prestito fuori mercato di 750 milioni della Cdp, agli anticipi di 175 milioni delle Fs e con un capitale di rischio irrisorio del 20 per cento”. Il presidente dell’Osservatorio chiede anche “una seria authority dei trasporti in grado di regolare i monopoli pubblici e privati, che hanno enormi profitti ma canoni concessori pagati allo Stato irrisori. Le garanzie finanziarie pubbliche”, conclude Balotta, “portano a costi di costruzione di ferrovie e autostrade tripli e a tempi di realizzazione quadrupli rispetto a quelli europei. È bene che il Governo e il Parlamento si sveglino, prima che lo chieda l’Unione Europea”.