È di 76 milioni di euro la multa che l’Antitrust ha comminato a un cartello fra imprese operanti nel campo delle spedizioni internazionali. Nell’arco di oltre cinque anni, grazie anche al ruolo attivo svolto dalla Federazione di categoria, ventidue aziende, tra cui alcune multinazionali, si sono incontrate per concordare gli aumenti dei prezzi da applicare alla clientela. Fra i gruppi colpiti anche Dhl, Italmondo, Italsempione e Schenker. Le sanzioni sono state comminate, in particolare, a diciannove imprese operanti nel settore delle spedizioni internazionali via terra per avere ristretto la concorrenza concordando gli aumenti dei prezzi da praticare alla clientela. La società Schenker, controllata da Deutsche Bahn, che ha presentato domanda di clemenza, contribuendo all’individuazione del cartello, ha beneficiato della non imposizione della sanzione, mentre nei confronti di Alpi Padana e Spedipra sono risultati prescritti i poteri sanzionatori dell’Autorità.
Le decisioni dell’Antitrust sono arrivate al termine di un’istruttoria che ha permesso di ricostruire un’intesa sui prezzi durata oltre cinque anni, dal marzo del 2002 all’autunno del 2007. Al cartello, costituito tra le società Agility, Albini & Pitigliani, Alpi Padana, Brigl, Cargo Nord, Dhl Global Forwarding, Dhl Express, Francesco Parisi, Gefco, Geodis Wilson, I-Dika, Italmondo, Italsempione, Itk Zardini, ITX Cargo, Rhenus, Saima, Schenker, Sittam, Spedipra, Villanova e Armando Vidale, ha partecipato, con un attivo ruolo organizzativo, anche l’associazione di categoria Fedespedi.
L’istruttoria ha provato l’esistenza di un’intensa attività di concertazione: le imprese e l’associazione hanno concordato continui aumenti dei prezzi o di loro componenti attraverso almeno 20 riunioni, un ampio numero di contatti via email e un’intensa attività di comunicazione alla categoria e all’esterno. Dai documenti alla base dell’istruttoria emerge peraltro che le aziende puntavano ad aumenti dei prezzi molto elevati: solamente facendo riferimento ai dati resi pubblici, l’obiettivo era un incremento, fra il marzo 2002 e il dicembre 2006, pari a quasi il 50 per cento.
Nell’arco del periodo analizzato dall’istruttoria tutti i principali operatori del settore hanno preso parte con continuità alla concertazione, fin dal 2002. Alcune imprese, oltre ad aver partecipato all’intesa per un periodo più lungo delle altre, si sono rivelate particolarmente attive nel garantire la stabilità del cartello: si tratta di Agility, Albini, Brigl, Dhl, Italsempione, Saima, Schenker e Vidale che hanno costituito “il nocciolo duro” del cartello.
Il gruppo più “colpito” è Saima, con una sanzione da 23,6 milioni di euro, seguita da Italsempione, con 12,5 milioni, Geodis, con 12,1, Albini & Pitigliani con 8,5 milioni e Dhl Express con 6,6 milioni di euro. “Il programma di clemenza avviato dall’Antitrust italiana dimostra che i cartelli anticoncorrenziali si possono sconfiggere”, ha detto il presidente dell’Autorità della Concorrenza e del Mercato Antonio Catricalà. “È un bene per la concorrenza ma anche per le aziende che decidono di collaborare. I benefici alle imprese che denunciano le intese, portando all’Autorità prove concrete, stanno dando i loro frutti. Nel caso relativo agli spedizionieri abbiamo accettato le quattro domande di clemenza presentate, tenendo ovviamente conto della tempistica e del loro valore probatorio. Complessivamente le aziende che hanno collaborato con l’Antitrust hanno risparmiato circa 40 milioni di euro in termini di mancata sanzione: da sola l’impresa che ha avuto l’esenzione totale avrebbe rischiato una multa di circa 31 milioni”.