Guida pericolosa, sette italiani su dieci non rispettano le regole

Il 70 per cento degli automobilisti non rispetta le regole quando è alla guida. È quanto emerge dall’indagine Ispo “Gli italiani e il rispetto delle regole”, promossa dalla Fondazione Ania per approfondire il grado di osservanza delle regole. Dall’analisi si scopre che nel Belpaese si predica bene, ma si razzola male: il 91 per cento degli italiani condanna infatti la violazione delle principali regole di convivenza civile, comprese quelle stradali, ma il dato relativo al rispetto delle norme sulla strada testimonia una realtà ben diversa. Tra l’altro nella classifica relativa a quali siano le regole più importanti da rispettare, quelle che riguardano il Codice della strada sono solamente al quinto posto. “È deprimente constatare che nella considerazione degli italiani il rispetto delle regole della strada arrivi solo al quinto posto”, commenta il presidente della Fondazione Ania, Sandro Salvati, “dopo comportamenti sicuramente deplorevoli, ma che non mettono a repentaglio la vita delle persone. Eppure sulle strade del nostro Paese nel 2009 si sono registrati un morto e 70 feriti ogni due ore. Tutto questo deve farci riflettere, dobbiamo ricordarci che quando siamo al volante ci sono delle regole che vanno rispettate. Condotte di guida scorrette e sconsiderate causano alcuni tra i più gravi delitti stradali. È giusto che, in taluni casi, si configuri l’ipotesi di dolo eventuale, per la gravità sociale, umana ed etica degli incidenti stradali.  Il legislatore dovrebbe prendere atto che l’84 per cento degli italiani, e in misura forte i giovani, si è dichiarato favorevole all’introduzione del “reato stradale” e, quindi, agire di conseguenza”. Nonostante gli italiani condannino la violazione delle regole, il 58 per cento ritiene che quando si è al volante non venga rispettato il Codice della strada. La violazione delle norme è di fatto molto diffusa: oltre il 70 per cento degli automobilisti dichiara di infrangere le regole, pur essendo consapevole (lo ha dichiarato oltre l’80 per cento degli intervistati) dei rischi e delle conseguenze sociali ed economiche degli incidenti stradali. Le infrazioni considerate più gravi – spiega Fondazione Ania in una nota – sono quelle che possono recare danno agli altri, in particolare guidare in stato psico-fisico alterato (76 per cento), passare con il semaforo rosso (60 per cento) e superare i limiti di velocità (52 per cento). Ma gli italiani, se vogliono, sanno anche guidare in un altro modo. Una volta all’estero gli automobilisti provenienti dal nostro Paese sono molto più scrupolosi, tanto che il 74 per cento ha dichiarato di rispettare con più attenzione le regole della strada quando si trova all’estero. Ma perché si infrange il Codice della strada? In primo luogo c’è una sottovalutazione del rischio (91 per cento), seguita dalla tendenza a considerare i controlli scarsi e inefficaci (72 per cento). Per molti (il 70 per cento) le sanzioni previste non sono così pesanti da far paura e, soprattutto, non vengono applicate (70 per cento). Significativo che oltre un terzo degli italiani (35 per cento) ritiene che le violazioni siano dovute anche alla poca chiarezza del Codice della strada.
“Ogni due ore”, ha detto Salvati, “sulle strade italiane muore una persona. Nel solo 2009 a causa degli incidenti stradali ci sono stati 4.237 morti, 1.200 dei quali sotto i 30 anni, un milione di feriti e 20mila paraplegici. Statisticamente l’80 per cento dei sinistri è dovuto a errati comportamenti umani e soprattutto a un mancato rispetto delle regole al volante. Grazie alle recenti modifiche al Codice della strada, l’apparato normativo prevede sanzioni pesanti per chi causa incidenti commettendo infrazioni gravi. I controlli, però, non sono ancora sufficienti e, soprattutto, manca la certezza della pena. Si tratta di una situazione insostenibile che non possiamo più tollerare. È tempo che si arrivi alla modifica del Codice penale introducendo una fattispecie normativa che regoli il reato stradale, soprattutto quando si causano morti o feriti gravi”.