È stato sufficiente un solo microgrammo di particolato in più per costringere i cittadini milanesi e l’economia lombarda a subire limiti assurdi della circolazione. Una notizia, ampiamente trattata dai giornali, che si potrebbe definire comica se non fosse tragica. La tragedia consiste nel fatto che i divieti servono a poco, ma si emanano e che, a livello più generale, si tengono comportamenti che servono solo a dimostrare contraddizioni e confusione. Mentre si combatte la battaglia dell’inquinamento e il Governo, nel suo Piano della logistica punta con lodevole intuito a potenziare attraverso incentivi mirati il trasporto alternativo al “tutto strada”, in Piazza Croce Rossa, quartier generale delle Ferrovie di Stato, c’è chi continua imperterrito a gestire il trasporto ferroviario pensando di ridurre i treni e gli scali merci. Ma non basta. C’è anche chi sostiene un progetto per verificare la possibilità di introdurre gli European Modular System 25, ovvero dei sistemi che, consentendo l’aggancio di un ulteriore rimorchio a quello già esistente, vanno a formare dei megatruck lunghi 25 metri. Enormi Tir costretti a fare i conti con strade inadeguate (basti pensare alle rotatorie!). Realtà che dimostrano come, nel nostro Paese, l’unica cosa che viaggia a tutta velocità sia l’improvvisazione: da un lato si ipotizzano risorse per sviluppare il trasporto alternativo in nome della salvaguardia ambientale e si emanano divieti di circolazione; dall’altro si studiano le possibilità di far circolare sulle strade megatruck incrementando la capacità concorrenziale rispetto alle modalità alternative. Che gran confusione! E la medesima cosa si può dire per i costi di manutenzione delle infrastrutture che vengono coperti, dai cittadini italiani, con gli incrementi dei pedaggi. Da qualche anno, per diminuire l’incidenza del costo del trasporto si consente che automezzi che portano 108 tonnellate circolino sulle strade nonostante le norme del Codice della strada dispongano in modo diverso. L’assurdo è che dal 2005 pende un ricorso presso un Tar che fino a oggi non si è pronunciato sulla legittimità di tale interpretazione. Eppure esistono relazioni tecniche attestanti i danni che tali mezzi potrebbero causare. Nessuno però interviene. Che ci sia qualche interesse particolare da difendere? Se un trasporto così realizzato è regolare si contestino i tecnici che sostengono il pericolo per i manufatti; in caso opposto se la sicurezza è un valore da tutelare perché non impedirlo? Si attende che qualche manufatto (per esempio un ponte un po’ malconcio…) non regga il peso? Domande inquietanti, rimaste, per ora, senza risposta. Di certo i cittadini si sentirebbero più sicuri se si privilegiassero questi accertamenti ad altri. Così come si sarebbero felici di veder porre fine a iniziative improvvisate e utili solo a qualcuno, ma le cui conseguenze finiscono per ricadere su tutti. Chi possiede l’autorità e il potere li utilizzi. Si eviterà almeno di cadere nel ridicolo.
Paolo Uggè