Autotrasporto e traffico per la Svizzera verso un vero e proprio blackout. Come preannunciato dal nostro blog “Stradafacendo” a breve entrerà in vigore oltreconfine un ulteriore e ancor più stringente limite alla circolazione dei Tir. La misura, già approvata dal Gran Consiglio ticinese, è ora in attesa di essere confermata dal governo federale. I mezzi pesanti non potranno più circolare in autostrada direzione Nord, dalle 6.30 alle 9, tra il valico di Brogeda e lo svincolo di Lugano Nord, e in direzione Sud, dalle 17 alle 20 dal dosso di Taverne ai valichi commerciali. Uno stop che si aggiunge all’analogo divieto già in vigore dalle 22 alle 5 del mattino sulle autostrade di tutta la Svizzera. Il traffico pesante sarebbe dunque costretto a muoversi solo in determinate fasce orarie, andando inevitabilmente a generare un collasso viabilistico. Con un rischio ancor più grave. Immediate le reazioni da entrambe le parti del confine. “Sono sbalordito. Mi sembra francamente una scelta quantomeno singolare”, interviene il vicepresidente dell’Albo nazionale degli autotrasportatori, Giorgio Colato. “Esiste infatti una commissione tecnica composta da membri italiani e svizzeri che si occupa di svariati problemi. Comprese le tematiche relative al trasporto transfrontaliero”. Un organo che si è “riunito poco meno di un mese fa. E in quell’occasione non ci hanno detto assolutamente niente di questa decisione”, aggiunge sempre Colato. “Mi sembra un atteggiamento scorretto”.
La Svizzera rappresenta la via più breve per il Centro e il Nord Europa e una simile iniziativa non potrà che avere ripercussioni negative.
“Spero che la Provincia di Como e lo stesso governo italiano si facciano sentire per cercare un’intesa”, conclude Colato. “Si deve risolvere una situazione che non potrà che creare problemi. L’autotrasporto non può sempre essere penalizzato”. E tutto questo nonostante la Svizzera incameri i proventi dell’attività doganale per il passaggio delle merci oltre alla vignetta annuale che deve essere acquistata per transitare sul territorio elvetico. Sulla stessa linea gli spedizionieri ticinesi.
“Evidentemente i nostri rappresentanti non vivono nelle nostre stesse città, non percorrono le nostre stesse strade, in sostanza non vivono”, fanno sapere dalla Franzosini trasporti di Chiasso, tra le prime aziende a protestare, “le nostre problematiche quotidiane e pertanto non sono in grado di prendere decisioni condivise dal popolo”.