Il trasporto aereo è sicuramente veloce, ma altrettanto sicuramente costoso e poco ecocompatibile. Per far volare un cargo a pieno carico infatti si produce una quantità di smog ben superiore rispetto allo stesso trasporto via nave, via treno o via camion. La scommessa ecologica del futuro è creare aerei che inquinino meno. Un risultato realizzabile modificando anche la struttura stessa dei velivoli. Le ali saranno più lunghe e arcuate, i piani di coda ancora più incurvati, a formare una U. Le stazze imponenti (l’aereo deve sollevare in aria fra le 1.000 e le 1.200 persone, a seconda della configurazione), i motori non saranno più appesi sotto le ali, ma collocati in alto, mezzo inglobati nella carlinga. “Gli stessi esperti che presentano questo Airbus Concept Plan al Salone internazionale dell’aeronautica in corso a Farnborough (Londra)”, ha scritto il quotidiano La Stampa, “badano a mettere le mani avanti: il progetto dell’aereo di linea del 2050 potrebbe rivelarsi un ircocervo, una chimera, un assemblaggio di elementi tecnologici dotati ognuno di una sua validità, ma che forse non si troveranno mai assemblati in un unico velivolo. Del resto è il rischio che si corre sempre, quando ci si proietta con la fantasia nel futuro: il tempo ti può smentire. Ma per competere bisogna darsi degli obiettivi, e anche i concorrenti Boeing, Lockheed Martin e Northrop Grumman sono generosi di azzardi del genere. Se nel 2050 ci saranno ancora (poniamo) un Airbus europeo e un Boeing americano a contendersi il mercato globale degli aerei civili, sarà anche grazie a certi progetti arditi schizzati al computer nel 2010”.
“Ognuno degli elementi insoliti che compongono l’architettura dei «concept» presentati a Farnborough”, prosegue La Stampa, “ha un suo perché; ad esempio la tendenza a mettere i motori sopra le ali, anziché sotto, ha lo scopo di ridurre l’inquinamento atmosferico (in parole povere il rumore) che si scarica in direzione del suolo. E questo è solo uno dei riguardi per l’ambiente. Gran parte delle novità non si vedono da fuori: stanno nei materiali ultraleggeri e nei motori super-efficienti che consumano poco carburante, per tagliare i costi di esercizio e le emissioni di CO2 (effetto serra) e di ossidi di azoto (buco nell’ozono)”.
“Da questo punto di vista”, spiega sempre la Stampa, “in campo aeronautico le cose sono già molto migliorate negli ultimi 25 anni. Nel 1980 il consumo medio degli aerei era di 8 litri di carburante per ogni passeggero trasportato per 100 chilometri. Adesso al peso massimo A-380 bastano (caso unico al mondo) meno di 3 litri. Per il 2050 si prevede come standard un taglio ulteriore del 70% dei consumi – arrivando a soli 0,9 litri. L’efficienza energetica dell’Airbus 380 non sta solo nella tecnologia ma anche nel fatto che il super-jumbo porta 800 passeggeri in una sola volta e consuma proporzionalmente meno proprio perché è grosso, come succede per cinquanta persone su un grande autobus che consumano meno carburante delle stesse cinquanta su altrettante automobili”.