Unire con una “strada ferrata” l’Asia con l’Europa, nello specifico Londra con Pechino, con tutti quelli che stanno nel mezzo. Un sogno? Allo stato attuale certamente sì, ma se ben 17 nazioni soprattutto del centro e sud est asiatico, si sono dichiarate interessate a un approfondimento del progetto, il tutto potrebbe passare da una fase sostanzialmente onirica, a una condizione decisamente più sveglia e concreta.
Wang Menghshu, questo è il nome del portavoce dei “sognatori”, professore alla Università Jiaotong di Pechino, membro dell’Accademia Cinese di Ingegneria e consulente per le reti ferroviarie interne ad alta velocità, non si è fatto sfuggire l’occasione di presentare l’idea precisando che la primogenitura deriva da una esigenza esternata da molte nazioni, in particolar modo dall’India. Paesi che, per mancanza di conoscenza e disponibilità tecniche ed economiche, si sono dovute necessariamente rivolgere – ecco il collegamento con Wang Menghshu – a chi avesse competenza e presunta disponibilità economica per l’implementazione dell’iniziativa.
Dopo tutto l’accademico è coinvolto nella realizzazione dei ben 30.500 nuovi chilometri di ferrovia che la Cina sta piazzando per il collegamento tra le sue maggiori città.
“Anche se un tracciato non è ancora stato ben definito”, riferisce Wang Menghshu, “il collegamento Londra-Pechino non dovrebbe essere inferiore agli 8.000 chilometri e il problema non risiede nella parte tecnica, bensì in quella economica, soprattutto se l’intenzione è quella di rendere il collegamento via ferro, in pratica, efficiente e veloce quanto quello aereo”.
Se alle decine di migliaia di chilometri di ferrovie ad alta velocità cinese, si connettesse una “via ferrata” verso l’Europa, materie prime e prodotti potrebbero in effetti tranquillamente viaggiare. Forse anche in condizioni più ecologiche di quanto avviene attualmente.
“Attendiamo”, ha proseguito Wang Menghshu, “certamente la reazione del sistema bancario dei Paesi coinvolti e di capitali privati”.
A questo punto la riflessione sorge spontanea: tenendo in buon conto sia gli interessi politici ed economici che si palesano da una simile iniziativa, sia i soggetti potenzialmente coinvolti nel progetto, il rischio di veder sfrecciare il “Londra – Pechino” prima di un treno AV/AC sulla tratta italiana del Corridoio 5 è, francamente molto alto.