La crisi non è una valida scusa per far rallentare la sicurezza stradale

Conosciamo le difficoltà che l’insieme dell’imprenditoria nazionale vive, ma la contrazione nelle commesse negli ultimi tre mesi del 2009, con la riduzione delle merci da trasportare, sta avendo ricadute sulle imprese di trasporto in questi primi mesi del 2010 che una ancor troppo timida ripresa non riesce a compensare. Le stime elaborate tenderebbero a dimostrare che gli effetti nefasti del calo della produzione e delle commesse cominceranno ad attenuarsi dopo il mese di giugno, sempre che le evoluzioni in Grecia, in Portogallo e in Spagna non stravolgano tutte le previsioni; nel frattempo le imprese di trasporto soffrono di carenza di liquidità e la sovraofferta ne peggiora ancor più le condizioni. In una simile situazione la committenza, anch’essa in difficoltà, ricerca  ogni soluzione che produca un recupero di competitività, agendo principalmente sui costi. Nel mondo del trasporto la maggiore competitività rischia però di far ricadere i propri effetti sulla collettività. Mancato rispetto dei tempi di guida, velocità eccessiva, casi di sovraccarico, violazioni degli obblighi contributivi e fiscali: sono solo alcuni esempi di come i problemi arrivino a cascata, mettendo a rischio la sicurezza stradale. Per evitare che cittadini incolpevoli subissero le conseguenze di tali scelte (il fenomeno è sempre stato presente, oggi è solo aggravato), il Governo aveva introdotto, con la riforma di liberalizzazione del 2005, il principio della responsabilità condivisa tra tutti i soggetti della filiera. E proprio per impedire comportamenti dannosi per la collettività le regole iniziali sono state ulteriormente rafforzate nel 2008, grazie alle modifiche introdotte con l’articolo 83 bis che ha sancito l’illegittimità, e quindi la non validità, della stipula di contratti che non siano in linea con i parametri dei costi della sicurezza resi pubblici ogni mese dal ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Purtroppo sempre più spesso si assiste invece a gare strutturate in modo che l’elemento discriminante non sia la qualità (e dunque la sicurezza) del servizio, ma solo il corrispettivo più basso. E tutto questo avviene perché chi dovrebbe garantire il rispetto delle regole sulla sicurezza sociale e della circolazione non opera. Offrire servizi di trasporto a prezzi inferiori, o addirittura stracciati, è una possibile strada per evitare di fallire, ma il mancato rispetto della legge che incrementa la competitività scarica sui terzi le conseguenze. E il costo da pagare è in incidenti, feriti, morti. Tra le imprese committenti che operano in totale dispregio della legge ci sono anche di quelle note che delocalizzano, chiedono e ottengono dallo Stato aiuti pubblici. In un Paese serio di diritto questo dovrebbe essere evitato. Innanzitutto perché in gioco c’è il bene più caro a tutti: l’incolumità. In secondo luogo perché con un trasporto su gomma meno competitivo si creerebbe spazio per le altre modalità favorendo chi vi fa ricorso e  si renderebbero più competitive le alternative al trasporto su gomma. Chiedere di poter operare nel rispetto delle leggi è sbagliato? Eppure quando sono stati segnalati casi eclatanti, e provati sia da interventi della magistratura sia dalle offerte pubblicate in Internet, gli organismi preposti hanno omesso di agire per non dover avviare le procedure previste dalle leggi. Le associazioni degli autotrasportatori stanno cercando di raggiungere con le trattative in corso questo obiettivo che non ha solo una natura corporativa ma produce positività per la collettività in tema di sicurezza. Esistono le volontà e i margini di trovare soluzioni. Il Governo deve saper fare la propria parte cominciando a evitare che le forme di intermediazione parassitaria possano continuare a lucrare sul lavoro di tanti operatori che chiedono solo di poter lavorare nel rispetto delle leggi vigenti. Finalmente, dopo incontri nei quali si sono enunciati principi, il Governo, ascoltando le richieste delle associazioni del trasporto, si è presentato con proposte scritte su alcuni temi. Le valutazioni nel merito saranno effettuate nella prossima settimana; per ora prendiamo atto della scelta positiva del sottosegretario Bartolomeo Giachino, che deve proseguire sulla strada intraprese conscio che la proposta finale, se le parti non trovassero un’intesa, è compito del Governo è non è delegabile a nessuno. Garantire questo è un preciso dovere di chi governa.